BICISPORT - Una voce in fuga

Martinello: «Se spariscono le tappe per velocisti è perché si dà precedenza alle esigenze televisive»


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C'è un motivo ben preciso, secondo Silvio Martinello, se gli sprinter lamentano la mancanza di tappe e corse adatte alle loro caratteristiche. O meglio, se negli ultimi anni c'è stata una palese diminuzione di possibilità per i velocisti a favore di salite più dure e dislivello crescente.
«Le esigenze televisive», conclude presto Martinello nel nuovo episodio del nostro podcast Una Voce in Fuga. Poi aggiunge: «Si dà la precedenza alla spettacolarizzazione del ciclismo, adattando lo sport alla televisione quando dovrebbe essere la televisione che si adatta allo sport. Cosa si potrebbe fare a riguardo? Il ciclismo è forse l'unico sport che può mostrare paesaggi e tradizioni dei luoghi che attraversa e che investono per avere questa visibilità. Basterebbe evitare cronache integrali e sfruttare quella parte di diretta televisiva per lasciare maggior spazio alla pubblicizzazione dei luoghi. Gli spettatori sarebbero meno "annoiati" da una lunga tappa piatta, e i Comuni che pagano per essere attraversati avrebbero il loro ritorno economico in termini di visibilità e quindi turismo».
Il discorso, tuttavia, è nettamente più ampio di così e può anche essere allargato al tema della sicurezza, di cui ne abbiamo parlato con Silvio Martinello. Le domande che sono nate a questo proposito sono tante: Raccagni Noviero, "nato" velocista, per paura di buttarsi nella mischia ha cambiato le sue caratteristiche; le squadre come la Jayco AlUla, come dichiarato da Copeland, non hanno intenzione di spendere milioni per velocisti. Cosa ne sarà quindi degli sprinter? Tra qualche anno, vuoi per un motivo o vuoi per un altro, non ne esisteranno più di puri?
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BICISPORT - Una voce in fugaBy Bicisport