Il podcast di don Andres Bergamini

Meditazione su Rm 5,10-11 ai primi Vespri 6a domenica di Pasqua


Listen Later

Quando ho ascoltato questo passo della Lettera ai Romani, mi sono subito fermato su una parola forte: “nemici”. San Paolo dice che quando eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio per mezzo della morte di suo Figlio. Questo ci fa fare un primo grande passaggio: dal conflitto alla pace, dalla distanza alla comunione.

Essere “nemici” di Dio può sembrare estremo, ma in realtà parla di quella distanza che spesso sentiamo: opposizione, solitudine, incomprensione. In fondo, ciascuno di noi ha fatto esperienza, in momenti diversi, di questa condizione. Eppure, proprio in quella condizione, Dio ha agito: ci ha riconciliati.

Questa riconciliazione è qualcosa di profondo: significa ritrovare la pace, l’amicizia, la bellezza dello stare insieme. Non è qualcosa che ci guadagniamo da soli: è un dono. È un’opera di Dio che passa attraverso la morte del Figlio. La croce non è stata un gesto condizionato dalle nostre buone intenzioni. Cristo ha donato la vita gratuitamente, prima ancora che noi potessimo meritare qualcosa.

La potenza della vita risorta: da riconciliati a salvati

Ma San Paolo non si ferma qui. Fa un secondo passaggio, ancora più bello: “molto più ora che siamo riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita”. Non è solo che siamo stati riappacificati, ma ora siamo salvati, cioè inseriti nella vita piena e risorta di Cristo.

Questa salvezza è più della riconciliazione: è vita nuova, è forza, è amore attivo. La morte ci ha portato alla pace, ma è la vita risorta di Gesù che ci salva davvero, che ci fa entrare in una dimensione eterna. È un dono ancora più grande, che ci fa vivere in pienezza, già adesso, questa promessa.

Essere salvati è vivere nella luce di Dio, respirare la sua vita, lasciarsi sostenere dalla forza del suo amore risorto.

Ci gloriamo in Dio: la gioia della speranza

C’è poi un terzo passaggio: ci gloriamo in Dio. All’inizio mi sembrava una parola strana. “Gloriarsi” suona un po’ come vantarsi, ma nel contesto di questo capitolo dei Romani, assume un significato diverso. Significa partecipare alla gloria di Dio, vivere saldi nella speranza della sua presenza.

San Paolo dice che, grazie a Gesù Cristo, abbiamo avuto accesso a una grazia in cui ci troviamo saldi, fermi, con la certezza della gloria che ci attende. È una gloria divina, non qualcosa di nostro, ma un dono che ci riempie di forza, di gioia, di bellezza. Ed è una gloria che non rimane lontana: entra nella nostra vita quotidiana, nella nostra casa, nel nostro lavoro, nelle nostre relazioni.

Una Gerusalemme celeste che abita in mezzo a noi

Mi è venuto in mente anche un passaggio dell’Apocalisse, che leggeremo domani. Si parla di una Gerusalemme celeste, che scende dal cielo e non ha più bisogno di un tempio, perché Dio stesso abita in mezzo al suo popolo. L’agnello è la lampada di quella città. La sua presenza è luce.

Questo è il compimento della riconciliazione e della salvezza: una comunione piena con Dio che non è più circoscritta a un luogo sacro, ma è ovunque, illumina tutto. E questa presenza si realizza nell’amore. Come dice il Vangelo: “Se uno mi ama, osserverà la mia parola… e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui”. È l’amore che rende visibile la gloria.

La presenza di Dio si manifesta nell’amore

Allora possiamo dire che la speranza nasce dal godere di questa presenza forte di Dio. Una presenza che ci salva, ci riconcilia, ci unisce, che ci apre a una comunione tra di noi così profonda che ci fa sentire Dio stesso presente.

Questa presenza passa attraverso l’amore, e l’amore è ciò che possiamo vivere insieme, tra noi. La fede ce lo fa conoscere, ma è la vita condivisa – la preghiera, il gioco, l’ascolto, la convivenza – che ce lo fa assaporare. E così, diventiamo segni di speranza e luce nei luoghi dove viviamo.

Non perché siamo bravi, ma perché riceviamo tutto da Lui.

Il coraggio della testimonianza

So che non è facile parlarne. Quando usciamo da questi momenti forti e ci ritroviamo nella quotidianità, spesso ci manca il coraggio di testimoniare. Anche dire semplicemente: “Vieni a messa” sembra difficile. E allora forse possiamo iniziare dicendo: “Vieni a mangiare le crescentine, vieni a godere della nostra compagnia”. L’amore si mostra prima di tutto così, con la condivisione semplice, l’accoglienza.

Forse ce l’abbiamo questo coraggio, anche se non sempre lo riconosciamo. Ma dobbiamo provarci, perché questa gioia, questa luce, non sono da tenere per noi soli.

Maria, icona della grazia che si diffonde

Chiediamo al Signore, nel canto del Magnificat, che ci doni un cuore come quello di Maria, pieno di grazia. Una vita piccola, umile, che si riempie dell’amore di Dio e lo diffonde a tutti quelli che incontra. Perché lei è il segno più grande di ciò che anche noi possiamo vivere: essere pieni della sua grazia, per donarla al mondo.
...more
View all episodesView all episodes
Download on the App Store

Il podcast di don Andres BergaminiBy Andres Bergamini