Cosa possiamo fare per metterci realmente in ascolto di questo brano del Vangelo, che si presenta veramente come una consolazione. Non dice andatevene, ma venite a me. Non è che mi state rompendo l'anima. Non siete un peso morto. Siete preziosi. Venite a me. Però, c'è un però. Fate esperienza dell'amore che io ho per voi. E questo è veramente il passaggio che cambia decisamente dal vivere una religione fatta di regole, di osservanze, di precetti, di norme, al vivere la relazione che dà significato a tutto quello che pensi, dici e fai.
È qui che cambia proprio la percezione del gioco. Dicevo all'inizio il giogo per Israele è il segno della legge che Dio ha dato, come per dire il giogo lo portiamo insieme. Ma se uno pensasse in cuor suo, io ho capito, riconosco che c'è Dio, osservo tutte le sue regole, faccio tutto quello che devo fare, ma non riuscisse a percepire che quelle parole, cioè quel legame che Dio vuole stabilire con te e farti conoscere quanto sei prezioso per Lui, allora senti che realmente il giogo diventa leggero, tanto che capisci che il cuore della legge, quindi di questo giogo che porti, è proprio mettere in pratica l'amore con cui sei amato.
Se uno capisce tutto quello che c'è nella Bibbia ma non ha capito questo, non ha capito niente. Ma niente di niente. Finché non siamo disposti a entrare in questa sintonia con Dio, stiamo facendo delle cose che non hanno senso.
Allora, il gioco vuol dire l'amore con cui io amo, tu sei pronto a condividerlo. E sappiamo dove è arrivato l'amore di Dio per noi. Sulla croce, sì, sulla croce.
Che vuol dire? Nel fatto che è stato rifiutato, eliminato dalla nostra vita. Ha accettato questo, lo accetta di essere messo fuori. Ma non smette di amare.
Per questo cerchiamo di fare conoscenza non soltanto intellettuale, ma anche esistenziale di questo amore che ci perdona, così da essere anche noi segno di quell'amore in tutto ciò che faremo. Credo che questo darà una grande gioia e consolazione non soltanto al nostro cuore, ma al cuore stesso di Dio.