La prima svolta

Miracle Mop: 300 fili di cotone intrecciati a mano


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“Quando mi sveglio penso a come potrei aiutare gli altri. Penso che tutti noi dobbiamo qualcosa al mondo, e da qui parte ogni mia creazione”. Parole di Joy Mangano, statunitense di origini italiane, che nel 1996 inventa il Miracle Pop, il primo straccio della storia a strizzarsi da solo, senza bagnare le mani, precursore del famosissimo Mocio Vileda. Così l’intuizione di una casalinga dallo spirito creativo, che voleva solo risolvere un problema, innanzitutto per se stessa, finisce per aiutare milioni di altre casalinghe, e Joy diventa negli anni un’imprenditrice con un fatturato da capogiro, proprietaria di circa cento brevetti. Perché, come diceva lei, “se credi fortemente in qualcosa, allora funzionerà”. E per lei ha funzionato al punto che nel 2015 è stata interpretata al cinema nientemeno che da Jennifer Lawrence, nel film ispirato alla sua vita. Poteva andarle peggio, non credete?
 
Le piccole cose, si sa, molto spesso le diamo per scontate. Sono quelle che ci passano davanti, che quasi mai ci fanno riflettere. Azioni che compiamo ogni giorno con il pilota automatico, su cui la maggior parte delle persone ha smesso di porsi domande, o forse non ha mai cominciato. Bene, questo non vale per Joy Mangano, nata nel 1956 a New York da genitori italoamericani. Fin da ragazzina ha un talento nel risolvere i problemi pratici, le rogne della vita quotidiana. Un esempio? A sedici anni, mentre presta volontariato nel centro di cura per animali del suo quartiere, inventa un collare fluorescente che si illumina di notte. In questo modo diventa più facile individuare cani e gatti e si riduce il rischio di incidenti. Un’idea brillante, non c’è dubbio. Ma Joy è troppo giovane per poterla brevettare e di lì a un anno un’azienda ha la stessa idea. Il risultato è che lei rimane con un pugno di mosche, invece l’azienda si fa un sacco di soldi.
Terminato il liceo, Joy Mangano si iscrive all’università. Si laurea in economia aziendale nel 1978, poi comincia un’epopea dove alterna vari lavori per sbarcare il lunario. Passa dal fare la cameriera a gestire le prenotazioni dei voli per una compagnia aerea. Nel frattempo conosce un certo Anthony Miranne. Un amore fulminante. Si sposano subito. In poco tempo hanno tre figli, poi iniziano i problemi. Nel 1989 divorziano e Joy diventa all’improvviso una madre single. Accantona ogni ipotesi di carriera. Bada alla casa e ai figli piccoli e cerca di tirare avanti con un risicato assegno di mantenimento. A questo punto non è difficile immaginarla come una specie di desperate housewife. Dedica tutto il suo tempo alle faccende domestiche. Lustra i pavimenti in ginocchio, armata di stracci e buona volontà. E inizia a domandarsi: possibile che non ci sia un modo più semplice, rapido e soprattutto meno faticoso per farlo?
Normalmente siamo abituati a credere che il talento creativo equivalga a sapersi immaginare dei mondi nuovi. Non è vero, non sempre. A volte si può essere dei visionari decifrando meglio di altri la realtà quotidiana, individuando quali sono i bisogni che ci coinvolgono tutti i giorni e riuscendo a soddisfarli più in fretta. E così nasce Miracle Mop, o meglio, l’idea che lo porterà alla luce. Joy costruisce il mocio nel negozio di suo padre, da sola, intrecciando a mano oltre trecento fili di cotone in grado di pulire qualsiasi tipo di macchia. E lo studia in modo che si possa strizzare in un secchio, senza bagnarsi o sporcarsi le mani. Un miracolo, come suggerisce il nome inglese, sia per la vita di Joy che per le casalinghe di tutto il mondo. Sarà lei stessa, qualche anno dopo, a dichiarare che “nell’imprenditoria bisogna sempre avere coraggio. Si possono fare delle delle cose magnifiche in qualsiasi posto, partendo da una situazione di svantaggio, e forse non cambieremo il mondo ma aiuteremo noi stessi e chi ci sta intorno. E questo è davvero il meglio che possiamo augurarci”.
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La prima svoltaBy Friendz