Incarna tutti i clichè della Silicon Valley, vero visionario, apparentemente idealista: è Sam Altman a convincere Microsoft a scommettere sull’intelligenza artificiale generativa. I primi contatti con OpenAI risalgono al 2016. Il primo miliardo di dollari investito arriva nel 2019. Nel novembre del 2022 scoppia una rivoluzione chiamata ChatGPT. Da allora Microsoft ha investito complessivamente 13 miliardi di dollari nella startup che oggi ne vale quasi 160. Un rapporto così stretto da attirare l’attenzione dell’Antitrust Usa. Un legame così forte da creare spaccature dentro OpenAI tra l’anima più commerciale e quella più idealista, scontro che è culminato con il licenziamento lampo di Sam Altman e il ritorno ancor più lampo. Ora la sfida per Microsoft sta nel monetizzare gli investimenti fatti, ma quanto durerà il vantaggio di first mover?

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Elisa Piazza e Adolfo Valente, il podcast producer è Francesco Giuliattini,

sound design e sigla originale a cura di Lorenzo Marsiglia.

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Nel 2013 il giornalista di CNBC Jim Cramer conia il termine “Faang” (Facebook, Apple, Amazon, Netflix e Google): sono loro le regine del tech in quegli anni. Microsoft non è inclusa. A riportarla sulla cresta dell’onda è un ingegnere informatico abile nel coding, arrivato negli States dall’India a 22 anni. Satya Nadella incarna il sogno americano, entra in Microsoft nel 1992 e diventa ceo nel 2014. Senza far parlare di sé, fa volare il valore di Microsoft in borsa: in 10 anni passa da 300 a oltre 3000 miliardi di dollari. Il segreto? La scommessa sul cloud e la campagna di acquisizioni, da Linkedin ad Activision Blizzard. L’ultima sua intuizione è l’AI generativa e l’investimento miliardario in OpenAI.

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Come diceva Leo Burnett: "Il marketing è troppo importante per lasciarlo al settore marketing”. Bill Gates affida il suo a un giovane giocatore di pallacanestro. Scalerà ogni posizione interna fino alla poltrona di Ceo. Triplicherà le vendite e raddoppierà i profitti. Finirà per comprarsi non solo la squadra di basket in cui giocava, ma l’intero campionato: l’NBA. Eppure sotto la sua guida Microsoft diventa un colosso dai piedi d’argilla, perdendo la spinta innovativa e mancando i nuovi trend che rivoluzioneranno il settore, soprattutto quello degli smartphone e della musica digitale. Non sarà mai capace di recuperare del tutto quei gap.

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Una storia di successo non può non avere antagonisti. Un solo uomo è riuscito a mettere davvero in difficoltà Bill Gates: David Boies. Il suo nome è poco conosciuto ma è l’avvocato che si oppose a Microsoft nel celebre caso antitrust che segnò la storia del colosso tech. L’accusa? Aver abusato della propria posizione di monopolio nei primi anni 2000, obbligando i produttori di PC ad installare Internet Explorer per poter utilizzare il sistema operativo Windows, a scapito di browser concorrenti come Netscape e Java. La deposizione di Bill Gates di fronte a Boies si rivelò un disastro per Microsoft: i video mostrano un Gates nervoso, irritato, a tratti grottesco. Alla fine Microsoft perse la causa e fu costretta a rivedere alcune delle sue pratiche commerciali.

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A cosa serve un computer? Per Gates a lavorare, per Jobs a vivere. Due storie geniali a confronto, molto più vicine di quanto non si creda. Ma divise da un solco: Apple punterà sull’hardware, Microsoft solo sul software. Ma la vera differenza sta nella visione che i due hanno sul ruolo del nascente mondo dei personal computer. Per il primo sono strumenti gestionali, utili per le attività lavorative. Per il secondo saranno l’ambiente immersivo nel quale inserire ogni aspetto della nostra vita, dal lavoro al tempo libero, dalle utilità alle passioni. Chi ha avuto la visione vincente, lo avete già capito.

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La nostra storia comincia dal numero due: Paul Allen, l’ombra di Bill. È il suo compagno di banco fin dal liceo, e l’uomo che con lui scrive in Basic il primo programma che venderanno, destinato a monitorare il traffico di Seattle. È l’uomo che convince Bill a lasciare Harvard per fondare insieme Microsoft, e che dà il nome all’azienda, ma soprattutto quello che trasforma DOS, da primitivo software per personal computer, in sistema operativo per IBM, avviando la fortuna del gruppo. Attraverso di lui è possibile leggere e raccontare gli esordi di Microsoft, l’adolescenza di Bill, e l’avventura dei computer personali.

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Questa è la storia di Bill Gates, di Microsoft, e di quella rivoluzione silenziosa che portò un computer in ogni casa, prima di infilarlo in ogni tasca.

Ma non è la solita storia di un ragazzino brufoloso e di buona famiglia cresciuto nella zona portuale di Seattle, o di una piccola azienda che diventerà un colosso mondiale dei software.

O meglio, è anche questo, ma raccontato da un punto di vista differente: attraverso il contributo degli uomini che ne hanno interpretato il coraggio, l'innovazione, la genialità, e a volte l’arroganza, la prepotenza, fino ai fallimenti e alle inversioni di rotta.

E’ la storia delle intelligenze umane, che ora si trasformano in intelligenze artificiali.

La storia di Bill Gates, con tanto Bill, e poco Gates.

Una storia di facce, di contesto, e di individui singoli, diventata collettiva. Dove c’è tutto quello che conoscete, insieme a tanto che non sapete.

E’ la storia di Microsoft. “Quella storia", ma non la “stessa storia”.

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