Santi: dalla tribolazione alla vittoria

Omelia 2/11/25 I nostri cari non sono perduti: ci precedono.


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Credo che sia una grazia oggi celebrare il ricordo, la memoria di tanti che ci hanno preceduto nella fede e farlo di domenica. Cioè provare a trovare un aiuto per guardare nella giusta direzione, la prospettiva. Quale prospettiva abbiamo nella nostra vita? Lo dico un po' per tutte le età, non soltanto per i giovani.
Quale prospettiva abbiamo? Perché in base alla prospettiva noi ci organizziamo il tempo, le energie, le cose da fare. Molte cose se abbiamo poco tempo le togliamo subito di mezzo perché non ce lo possiamo permettere. Guardate che, lo dico anche per i pensionati, perché qualcuno pensava che in pensione avrebbe più tempo, invece ne ha più di prima. Non parliamo dei nonni… Ma quale prospettiva abbiamo in quello che stiamo facendo? Vorrei partire con una brevissima riflessione sul testo di Giobbe. Provate a guardare un attimo. Giobbe si vede la carne che gli sta marcendo addosso. Gli sono morti tutti i figli. Ha perso tutti i suoi beni. E che fa? La moglie gli ha detto maledici Dio e muori, falla finita. E' una delle rare volte in cui una moglie dà un brutto consiglio, di solito ci prende, ma stavolta no. Giobbe, dentro di sé, ha un fuoco acceso. Ha una luce che non può negarsi.
E sono sicuro che anche nei momenti di prova, tutti noi abbiamo bisogno di attingere a quella luce lì. Lui dice, le parole che dico andrebbero scritte in un modo indelebile. Che cosa dice? Io so che il mio Redentore è vivo.
La vita non me la sono data da solo. E la prospettiva dell'umanità è che tutto si consumi e finisca. Ma io so che il mio Redentore è vivo e che l'ultima parola ce l'ha Lui.
Si ergerà sulla polvere. Anche quando questa mia pelle sarà strappata via, senza la mia carne, io vedrò Dio. Io, proprio io, non un altro.
Vedrò Dio. Cioè, sono in cammino di ritorno a Colui che mi ha creato, voluto, in un modo determinato. Non sono frutto del caso.
Vi pregherei di considerare questa cosa. Perché spesso viviamo a casaccio, cioè inconsapevoli. Ma non va bene. Ci vuole leggerezza, nel senso di non stare lì a pensare due ore su che cosa farò oggi da mangiare.
Ma il senso della tua vita? Allora, Lui dice che sa questo. Per cui, anche in quel momento di grande tribolazione, resta fermo in questa speranza. Non so come si può stare accanto ad una persona che, da lì a poco, sappiamo, ci saluterà. E lo dico con serenità. Perché tante volte vengo chiamato, quando la persona ormai non interagisce più. Ma se mi chiamaste un attimino prima sarebbe meglio, perché anche l'unzione degli infermi ha un senso, proprio nella prospettiva della consolazione, del sapere che la nostra vita è nelle mani del Signore e che non ci può capitare nulla di male.
Ne volete una dimostrazione? Andiamo ad ascoltare quello che ha detto Paolo, il testo di oggi. Perché noi pensiamo, beh, uno è stato un brigante tutta la vita, adesso… no? No.
Ascoltate. Quando eravamo ancora deboli, nel tempo stabilito, che poi scopriamo che nella fede lo possiamo riconoscere come la pienezza del tempo, Dio ha mandato suo figlio nel mondo, il Cristo, che è morto per gli empi. Dice, a stento si trova qualcuno che sarebbe disposto a farlo per qualche brava persona, per qualche, insomma, un giovane, c'ha sempre prospettiva.
Mentre Dio dimostra il suo amore verso di noi, perché mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi. Mentre eravamo ancora peccatori. Quindi, chi pensa di avere dei meriti, non so che cosa se ne possa fare.
L'agire bene non è per avere dei meriti. Pensiamo di avere qualche cosa per cui meritare? Il bene che tu fai non è per avere dei meriti, ma fa parte della tua risposta grata a chi ti ama, quando proprio di meriti non ce n'hai.
Ma se così stanno le cose, e questo lo dice chiaramente anche il Vangelo, questa è la volontà di colui che mi ha mandato che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell'ultimo giorno. E noi che stiamo facendo adesso? Permettetemi, stiamo vivendo l'ultimo giorno. Nella fede noi sappiamo che in Cristo si è compiuto pienamente il disegno della salvezza.
La storia di salvezza è giunta ad un compimento. Cristo ha dato la sua vita per la salvezza del mondo. Questo è l'ultimo giorno.
L'ultimo tempo della storia dell'umanità. Per cui il non considerarlo vuol dire trascurare degli aiuti fondamentali perché la nostra vita sia trasformata dall'amore con cui siamo amati. Ma quanto dura quest'ultimo giorno? Tu quanto tempo starai qui? Non lo so.
Facciamo quel tempo lì. Ogni giorno. Ci sono tanti segni anche nella storia della salvezza in questi ultimi 2000 anni dalla risurrezione di Cristo in avanti.
In molti hanno pensato che il tempo ormai era finito. Perché se Cristo è risorto ormai siamo arrivati a pienezza. Ma questo tempo che stiamo vivendo è un tempo che può essere pieno di speranza nella vita eterna, nella risurrezione. Quindi la prospettiva qual è? Attuare già adesso l'amore che ha il sapore dell'eternità, perché è la vita stessa di Dio.
Per questo la volontà del Padre è che chiunque crede nel Figlio, lo vede, crede in lui, abbia la vita eterna. Abbia la vita eterna già da ora. Viva la vita eterna già da ora, sapendo che si sta compiendo una consumazione della nostra vita terrena, ma si sta sempre più realizzando l'eternità in quell'amore di cui possiamo essere partecipi.
Se volete, davanti a questa prospettiva, tante storie, tanti motivi di divisione, malessere -se penso quanta gente ha malessere fisico semplicemente perché non trova pace nel cuore, nell’anima- allora tutti questi dolori esistenziali passerebbero perché sentiresti battere dentro di te il cuore stesso di Dio, l'amore con cui Dio ama, e in questo sentiresti finalmente la libertà di essere figlio amato. E in questo tutto ciò che hai cosa puoi farne, come fa lui, ne fai un dono.
In questa luce adesso possiamo guardare insieme nella prospettiva, questa è la prospettiva, per cui anche i nostri cari che per quanto ci dispiaccia che non sono più qui con noi, e c'è una ferita a volte anche dolorosa e sanguinante per la mancanza delle persone amate, però loro non ci stanno dietro, in realtà ci stanno davanti. Hanno già varcato quella soglia e sono già nella gloria di Dio, per cui il nostro cammino ora è vivere nella prospettiva dell'incontro, ma un incontro felice, sereno, beato, per cui lo anticipiamo nella fede, lo viviamo nell'amore, lo attendiamo nella speranza.
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Santi: dalla tribolazione alla vittoriaBy Stefano Savoia