Che bella coincidenza celebrare la solennità della Dedicazione della Basilica Lateranense, la “Chiesa Madre” di tutte le chiese, proprio nel giorno della nostra assemblea parrocchiale! Questa giornata di comunità è per noi un momento di ascolto, di riflessione e di condivisione, in cui chiediamo forza e incoraggiamento per continuare a camminare insieme. Le Scritture di oggi ci offrono un messaggio molto potente: “Santo è il Tempio di Dio che siete voi”. È una frase che risuona con forza — noi, come battezzati, come comunità, come Chiesa, siamo il Tempio santo di Dio.
È un’immagine stupenda, perché il Tempio è il luogo dove Dio abita. Lo Spirito Santo vive in noi, e il protagonista di questa dimora è proprio il Signore, che sceglie di prendere casa nel nostro cuore, nella nostra comunità. È sorprendente pensare che Dio scelga di abitare in noi, con tutte le nostre fragilità, perché, come dice la liturgia, la Chiesa è la sua sposa, amata e scelta nonostante i suoi limiti.
La purificazione del Tempio
Nel Vangelo, abbiamo ascoltato un gesto forte di Gesù: con una frusta di cordicelle scaccia i venditori dal Tempio. È un’azione vigorosa, quasi violenta, ma carica di significato. Gesù vuole purificare la casa del Padre, restituirle la sua dignità e la sua verità originaria. “Non fate della casa del Padre mio un mercato” — dice, richiamandoci al senso più profondo di ciò che il Tempio rappresenta: un luogo di incontro con Dio, non di commercio o profitto.
Questo gesto ci invita a un ritorno all’origine, anche nella nostra vita di fede. Il Signore desidera aiutarci a ritrovare la verità del nostro essere Chiesa, del nostro stare insieme come Tempio di Dio. Gesù non si limita a scacciare i venditori: egli annuncia qualcosa di più profondo, mettendosi in gioco personalmente. “Distruggete questo Tempio e in tre giorni lo farò risorgere.” Parla del suo corpo, della sua vita offerta, e ci invita a passare dall’edificio di pietra alla realtà viva del suo corpo risorto.
Lo zelo per la casa del Signore
La prima parola che mi colpisce e che desidero condividere è zelo. I discepoli, vedendo Gesù agire, ricordano quel versetto del Salmo: “Lo zelo per la tua casa mi divorerà.” Gesù agisce con zelo, con passione, con dedizione totale. È uno zelo che lo porta fino alla croce, fino a consumarsi completamente per amore del popolo di Dio.
Anche noi siamo chiamati a vivere con questo zelo cristiano. Non si tratta soltanto di fare bene le attività della parrocchia — la Caritas, la segreteria, i gruppi — ma di mettere passione, cura e attenzione in tutta la nostra vita: nelle famiglie, nel lavoro, nei rapporti quotidiani, nelle scelte di servizio e di impegno. Lo zelo di Gesù deve diventare il nostro modo di vivere la fede: una dedizione profonda e convinta a ciò che il Signore ci affida.
Costruire insieme il Tempio di Dio
La seconda parola è costruire. San Paolo ci ricorda che il Tempio di Dio è sempre in costruzione: non è qualcosa di statico, ma un cantiere aperto. La nostra vita di fede non è mai completa, è un continuo cammino, una crescita costante. Il fondamento è Cristo, ma ciascuno di noi è chiamato a edificare sopra di Lui come pietra viva.
Se ci fermiamo, la nostra fede si spegne. Per questo, come comunità, dobbiamo vederci sempre in cammino, sempre in costruzione. Non possiamo limitarci a ciò che siamo stati o a ciò che abbiamo raggiunto, ma dobbiamo rinnovarci, lasciarci plasmare dal Signore, crescere nell’amore e nella comunione.
L’acqua che sgorga dal Tempio
La terza immagine, tratta dal profeta Ezechiele, è quella dell’acqua che esce dal Tempio. Dal santuario scaturisce una sorgente che cresce e si allarga, portando vita ovunque arrivi. È un’acqua che risana, fa fiorire la terra, fa portare frutto agli alberi, ridona vita a ciò che era sterile.
Questa visione ci parla di ciò che la nostra comunità è chiamata a essere: una realtà che non rimane chiusa in sé, ma si apre, esce, porta vita. Come quell’acqua, anche la nostra fede deve scorrere e raggiungere le persone, gli ambienti, le situazioni che hanno bisogno di speranza. È un’immagine di missione e di fecondità: da questa sorgente, che è Cristo, deve sgorgare un flusso di bene che arrivi lontano, fino alle periferie delle nostre relazioni e dei nostri impegni quotidiani.
Tempio Santo di Dio
Celebrare oggi questa liturgia ci aiuta a riscoprire che siamo Tempio Santo di Dio, abitato dal suo Spirito. Il centro della nostra vita è il Signore, che ci chiama a vivere con zelo, a costruire sempre e a lasciar scorrere l’acqua viva della grazia verso gli altri.
Tre parole rimangono nel cuore: zelo, costruzione, vita. Lo zelo che nasce dall’amore per Dio, il costruire che ci mantiene in cammino, e l’acqua che, scorrendo dal Tempio, porta vita e speranza a tutto ciò che tocca.