Inizio riconoscendo quanto siano belli gli sposi. Li guardo e vedo che risplendono, e questo loro splendore rende felici anche noi. Certo, loro lo sono più di tutti, ma anche noi ci sentiamo partecipi della loro gioia e della loro luce. Osservando le famiglie, soprattutto i genitori, percepisco che oggi i figli sono davvero la loro gloria, molto più del solito, e allo stesso tempo diventano anche la gloria degli amici, dei colleghi e di tutte le persone vicine.
Sottolineo che la liturgia di oggi non è un punto isolato, ma il compimento di una storia lunga e ricca di bene: la loro storia personale e quella vissuta insieme. Non si sono conosciuti ieri; hanno già camminato molto. È questo cammino che oggi li rende ancor più belli.
La Bellezza che Viene da Dio
Riprendo il Salmo: “Tu sei il più bello tra i figli dell’uomo… la figlia del re è tutta splendore”. Ma leggo nel Vangelo qualcosa di ancora più profondo: la loro bellezza ha un tratto divino. La gloria di cui parla Gesù, nella sua preghiera del capitolo 17 di Giovanni, è una gloria che riguarda il Padre e il Figlio, ed è sorprendente pensare che questa gloria oggi riguardi anche loro.
Nella preghiera di Gesù scopro verbi meravigliosi riferiti ai discepoli: “Ho fatto conoscere loro il tuo nome”, “erano tuoi e tu li hai dati a me”, “hanno accolto la mia parola”, “hanno creduto”. Oggi queste parole descrivono gli sposi: anche loro si riconoscono come doni scambiati tra il Padre e il Figlio, come persone che hanno ascoltato e accolto la sua parola nella loro storia e nelle loro comunità.
Ma ciò che mi colpisce di più è quando Gesù dice: “Io sono glorificato in loro”. Penso alla grandezza di questo: normalmente il Padre e il Figlio si glorificano a vicenda, nel mistero della croce e della risurrezione. Eppure, oggi Irene e Alberto ricevono questo compito: con il loro “per sempre”, con il loro offrirsi reciprocamente la vita, glorificheranno il Figlio.
La gloria che il Padre ha dato a Gesù, Gesù la dona a loro affinché siano “una cosa sola”, “perfetti nell’unità”. La loro vocazione è diventare uno, non perdendo la propria bellezza personale, ma facendola risplendere nell’unità. E questo è possibile perché Dio ama glorificare i piccoli, i fragili, come ha fatto con Israele: lo prende, lo rinnova, lo fa risplendere nonostante i suoi limiti. È la sua attività preferita: trasformare, coronare, ridare nome, gioia e dignità.
Oggi lo fa anche con Irene e Alberto, rendendo evidente a tutti la loro bellezza trasfigurata.
Custodire la gloria... nel tempo
Mi chiedo come faranno, da domani, a custodire questa gloria. La risposta la trovo nella seconda lettura: l’amore. San Paolo nella sua meravigliosa pagina sulla carità dice chiaramente che tutti i successi, tutte le capacità, tutti i talenti che gli sposi possiedono – e ne hanno tanti – non valgono nulla senza l’amore. Sarebbero solo rumore, bronzo che risuona.
Ma grazie al sacramento del matrimonio ricevono un dono concreto: la possibilità reale di mettere l’amore sempre al primo posto. Oggi, nel dire “sì”, affermano proprio questo: “Mettiamo l’amore al primo posto, e possiamo farlo perché tu, Signore, ce ne dai la forza”.
Tutta la loro vita – scelte lavorative, casa, eventuali figli, vecchiaia – sarà un continuo atto di questo amore che glorifica il Figlio. E non partono da zero: hanno esempi splendidi, i loro genitori, i nonni, i fratelli. E poi, in fondo, amare è ciò che rende felici, ciò che riempie, ciò che fa risplendere. È ciò che li renderà veramente belli e gloriosi.
Oggi, con il loro patto, accettano l’invito di Gesù: lasciar risplendere in loro la gloria che viene da Dio.
Una Vita Luminosa
Concludo riconoscendo che Irene e Alberto portano con sé una grande responsabilità, ma ancora di più un dono immenso: vivere una vita luminosa, piena, perché immersa in Dio e nella sua gloria. Li ringrazio perché, attraverso il loro amore, oggi ci mostrano la bellezza della gloria del Signore.