Prendo spunto dalla lettera ai Tessalonicesi, dove Paolo parla del suo rapporto con questa comunità: un rapporto fraterno, schietto e bello. Mi colpisce soprattutto il versetto in cui dice: “Rendiamo continuamente grazie a Dio perché, ricevendo la parola di Dio che vi abbiamo annunciato, l’avete accolta non come parola di uomini ma, quale è veramente, come parola di Dio che opera in voi credenti.”
È straordinario: Paolo si rende conto che, annunciando il Vangelo, i Tessalonicesi hanno riconosciuto le sue parole non come semplici discorsi umani, ma come Parola di Dio.
Una Parola diversa da tutte le altre
Paolo sa parlare bene, è un grande predicatore, e nei giorni scorsi abbiamo visto come si sia presentato con dolcezza, come una madre che si prende cura dei figli. Ma oggi sottolinea qualcosa di più: la parola che io vi ho detto, l’avete accolta come Parola di Dio.
Questo mi fa riflettere: ogni volta che ascoltiamo il Vangelo, non ascoltiamo parole qualunque, non è un libro come gli altri. Non è solo un bel racconto, come può essere un romanzo. In questi giorni sto riascoltando in macchina I Promessi Sposi – una storia bellissima, avvincente, con intrecci e personaggi affascinanti, ora sono arrivato alla monaca di Monza. Ma, per quanto bella, non è Parola di Dio. La Parola di Dio è diversa, ha una forza particolare, è viva.
Una Parola che opera
Paolo dice una cosa fondamentale: la Parola di Dio opera in voi, credenti. Non è una parola che ci lascia indifferenti: agisce, produce un effetto, trasforma. Ma in che modo?
Mi vengono in mente tante immagini del Vangelo: la parabola del seminatore, ad esempio. Quando il seme cade su un terreno buono, porta frutto. Così è la Parola accolta come hanno fatto i Tessalonicesi: diventa un seme che, se custodito, cresce e trasforma la nostra vita.
La Bibbia ci offre altre immagini bellissime: la Parola è come un fuoco – dice Geremia – “nel mio cuore come un fuoco ardente”. È una fiamma che scalda, consola, illumina, incoraggia. Oppure è come una spada – dice la Lettera agli Ebrei – che penetra fino in fondo, facendo chiarezza, separando ciò che ci fa male da ciò che ci fa vivere, aiutandoci a restare fedeli al Signore.
Accogliere la Parola con fede
C’è però una condizione: Paolo dice “opera in voi credenti”. La Parola agisce se la accogliamo con fede, come dono di Dio per noi. E quando lo facciamo, capita spesso di dire: “Questa parola parla proprio al mio cuore!”. È un’esperienza bellissima, che ci fa sentire che Dio ci sta parlando oggi, personalmente.
Accogliere la Parola come un dono significa lasciarsi guidare da essa nelle difficoltà, nella paura, nello sconforto, quando non sappiamo come vivere concretamente il Vangelo. È allora che ci aiuta: opera dentro di noi, ci trasforma, ci rende simili a Gesù.
Una Parola che fa risorgere
La Parola opera in noi la morte e la risurrezione: ci aiuta a morire alle cose che ci imprigionano per risorgere con Cristo. Ogni volta che accogliamo la Parola, nel nostro cuore si rinnova la stessa vita nuova di Gesù risorto.
Ecco la forza del dono di Dio: la sua Parola non torna mai a Lui senza aver portato frutto, come dice il profeta Isaia. Anche se non è sempre il frutto che ci aspettiamo, perché i nostri pensieri non sono i Suoi pensieri.
La gratitudine per questo dono
Per questo ringraziamo il Signore: come i Tessalonicesi, anche noi vogliamo accogliere ogni giorno la sua Parola come un dono grande. È una Parola che opera, ci rinnova e ci fa vivere la Pasqua del Signore nella nostra vita.