Quanto siamo fortunati ad essere qui, insieme, come comunità! Mi rendo conto che poter vivere l’inizio dell’Avvento in comunione, in semplicità e nella quotidianità, è un dono enorme, tutt’altro che scontato. Essere qui a condividere l’attesa del Signore è una grazia che desidero custodire.
Il Vangelo ci ricorda che la venuta del Signore sarà come ai tempi di Noè: la gente mangiava, beveva, si sposava, lavorava, senza accorgersi di nulla, nemmeno del diluvio imminente. Questa incapacità di “accorgersi” mi colpisce profondamente. Anche noi, presi dal lavoro, dagli impegni, dallo stress quotidiano, rischiamo di perdere la consapevolezza che il Signore sta venendo: oggi, a Natale, alla fine dei tempi. Tutto è un arrivo. Ma come viviamo questa attesa? La temiamo? La rimandiamo?
In realtà, l’incontro con Lui è un incontro bello, e poterlo vivere insieme, domenica dopo domenica, è ciò che ci prepara il cuore.
Il pellegrinaggio a Montesole e la testimonianza delle comunità martirizzate
Ricordo poi il pellegrinaggio a Montesole, dove abbiamo ascoltato la storia delle stragi di quelle comunità annientate da una violenza terribile e cieca. Due parenti dei sopravvissuti ci hanno raccontato come quelle persone, pur senza sapere che cosa accadrà, si erano radunate in chiesa a pregare. Don Ubaldo stesso è stato ucciso sull’altare mentre cercava di salvare le ostie.
Quelle comunità erano pronte all’incontro con il Signore, non perché consapevoli, forse, ma perché abituate a camminare insieme, a volersi bene, a incontrarsi, a condividere la fede. Una comunità vera, che ha affrontato la prova unita.
Colpisce anche la figura di Antonietta Benni, la maestra che, finita la guerra, è tornata a ricostruire quelle comunità che molti volevano dimenticare o minimizzare. Lei invece è tornata a fare comunità, a rimettere insieme ciò che la violenza aveva spezzato.
La preziosità del camminare insieme
Non è retorica dire che la comunità è un dono prezioso. Attendere da soli sarebbe più difficile. Isaia oggi insiste molto sul valore comunitario dell’attesa: alla fine dei tempi molti popoli diranno “Venite, saliamo al monte del Signore”. È un invito rivolto a tanti, un cammino condiviso.
Da Sion esce la parola del Signore, la sua legge. Saliamo insieme perché Lui ci insegni le sue vie e ci conduca nei suoi sentieri. Il profeta annuncia la fine dell’arte della guerra, persino le armi si trasformano in strumenti di lavoro. Questa visione di pace ci chiama.
Anche il salmo ci invita alla fraternità: “Per i miei fratelli e i miei amici io dirò: su di te sia pace”. I nostri fratelli e amici sono quelli che camminano con noi: le nostre famiglie, certo, ma anche la nostra comunità riunita qui. Per questo dobbiamo custodire questo dono grande: il Signore è in arrivo.
La consapevolezza del momento secondo san Paolo
La Lettera ai Romani mi colpisce per un passaggio forte: “Questo voi farete, consapevoli del momento”. Essere consapevoli significa sapere che il tempo si è fatto breve, che il Signore si avvicina. Ma cosa dobbiamo fare?
I versetti precedenti parlano chiaro: la pienezza della legge è l’amore. “Volerci bene”: ecco il comando essenziale per vivere l’attesa. Per risvegliarci dal sonno, dice Paolo, dobbiamo gettare via le opere delle tenebre e indossare le armi della luce.
Le opere delle tenebre sono tante: orge, ubriachezze, lussurie, impurità, litigi, gelosie. Cose che spengono il cuore, che tolgono lucidità, che ci fanno perdere consapevolezza. Anche un litigio o una gelosia accendono in noi qualcosa che ci annebbia.
Per questo dobbiamo indossare le armi della luce: illuminarci reciprocamente, volerci bene, vivere l’attesa con uno stile luminoso. Ieri con i bambini abbiamo acceso la prima candela dell’Avvento al buio: un segno semplice ma potente.
Essere pronti all’incontro
Il Vangelo parla di due persone che fanno la stessa cosa, una viene presa e una lasciata. La differenza non è ciò che fanno, ma la luce con cui vivono ciò che fanno. Chi vive la vita ordinaria con speranza e attesa, quando il Signore arriva, depone gli strumenti e apre subito il cuore.
Noi possiamo essere pronti grazie alla comunità e all’amore reciproco. Ringrazio il Signore in questa domenica di Avvento per la nostra comunità e per le nostre famiglie, che ci mantengono svegli, consapevoli, grati.
Così possiamo attendere il Signore senza paura, ma con gioia, e dire davvero: Vieni, Signore, ti aspettiamo a braccia aperte. Tu non sei un ladro, ma il nostro sposo, il nostro Signore.