Mi ha colpito molto la risposta di Gedeone quando l’angelo lo saluta con queste parole: “Il Signore è con te, uomo forte e valoroso.” È un saluto bellissimo che richiama subito un’altra espressione: a chi è stato detto “Il Signore è con te”? Alla Madonna. A lei l’angelo dice: “Hai trovato grazia presso il Signore.”
Anche a Gedeone viene rivolto un saluto molto personale, ma la sua reazione è sorprendente. Non lo prende per sé, non dice “grazie”, non si sente uomo forte e valoroso. Anzi, protesta: “Perdona mio Signore, ma se il Signore è con noi, perché ci è capitato tutto questo? Dove sono i prodigi che i nostri padri ci hanno raccontato, quando il Signore ci ha fatto salire dall’Egitto?”
Questa risposta è interessante: Gedeone non pensa a sé come individuo, ma si sente parte di un popolo e porta il peso della sofferenza collettiva.
La protesta e la chiamata alla missione
Gedeone non si ferma: “Se il Signore è con noi, perché ci sta succedendo tutto questo?” È una protesta vera e propria. I madianiti opprimono il popolo, rubano il grano, e lui si chiede dove sia finito quel Dio dei prodigi. E non possiamo non sentirci un po’ come lui: guardiamo guerre, crisi, ingiustizie… e ci chiediamo: “Dov’è il Signore?”
Ma Gedeone dimentica (o non dice) quello che abbiamo letto ieri nel Libro dei Giudici: il popolo era infedele, non ascoltava il Signore, voleva persino un re. Insomma, era un popolo che rifiutava la grazia.
L’angelo però non si arrende. Non dice “Non hai capito niente, me ne vado.” Anzi, insiste: “Va’ con questa tua forza e salva Israele.” Ha fiducia in lui.
A questo punto Gedeone obietta: “Come farò a salvare Israele? La mia famiglia è la più povera di tutta la tribù di Manasse, e io sono il più piccolo della mia casa!” Si sente impotente, senza mezzi. Ma il Signore lo rassicura: “Io sarò con te.”
Ecco il punto centrale: quella forza di Gedeone è vera solo perché unita alla presenza del Signore. Lo stesso saluto a Maria vale anche per lui: “Il Signore è con te.”
Questo non significa che Dio è stato con noi in passato e basta: continua ad esserlo, sempre. Anche noi dobbiamo riconoscere la nostra piccolezza, senza cadere nella vanità: “Io sono la più piccola, ma il Signore è con me.” Solo così possiamo affrontare grandi imprese, come Gedeone che salverà il popolo dall’oppressione.
Questa parola oggi è rivolta a ciascuno di noi e alla nostra comunità: “Il Signore è con te.” Ci sentiamo piccoli, impotenti, ma questa promessa ci dà forza.
Il Vangelo e la ricchezza
Non possiamo soffermarci troppo sul Vangelo, ma c’è un collegamento. Non è questione di ricchezza: non è il ricco che entra nel Regno dei Cieli. Anzi, i pesi dei beni sono un ostacolo. Chi pensa di entrare per meriti, per bravura, per osservanza della legge, sbaglia. Non basta avere una famiglia del "Mulino Bianco” per essere a posto davanti a Dio.
Lasciare tutto per seguire il Signore
Pietro dice: “Noi abbiamo lasciato tutto per seguirti.” È vero: non hanno fatto calcoli o bilanci, hanno semplicemente scelto di seguirlo. E il Signore promette: “Cento volte tanto.”
Seguire il Signore significa stare con Lui: “Io sarò con te, ma anch’io voglio essere con Te.” Questo comporta povertà, perché bisogna lasciare tutto ciò che ci appesantisce.
Cento volte tanto nella sequela
Eppure, nel lasciar tutto, riceviamo cento volte tanto. Non in soldi o beni materiali, ma in relazioni: fratelli, sorelle, madri, figli, case, campi… una vita piena. Perché stare con Lui significa che tutto è nostro, perché è Suo.
Concludo con una preghiera: ringraziamo il Signore e con umiltà rinnoviamo il desiderio di seguirlo, di stare con Lui, nonostante le nostre debolezze.