Il podcast di don Andres Bergamini

Omelia mercoledì XXX settimana TO S. Andrea


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Il debito che libera

Non siate debitori di nulla a nessuno

Quando ascolto le parole di Paolo — “Non siate debitori di nulla a nessuno” — sento subito la forza di un richiamo profondo alla responsabilità. Non si tratta solo di una norma morale o economica, ma di un invito a vivere in modo limpido, senza pendenze, senza zone grigie. Essere “debitori” significa dover qualcosa, avere una mancanza da colmare. Il cristiano, invece, è chiamato a una vita ordinata, onesta, dove ogni impegno viene preso sul serio e, per quanto possibile, mantenuto.
Naturalmente ci sono momenti in cui non riusciamo a dare ciò che dobbiamo, ma la direzione rimane chiara: tendere a non essere debitori verso nessuno.

Tuttavia, Paolo aggiunge qualcosa di sorprendente: “se non dell’amore vicendevole”. Ecco il vero debito che non si estingue mai, l’unico che dobbiamo portare sempre con noi.

Il debito dell’amore

Questo debito d’amore non è un peso, ma una condizione permanente del cristiano. Non è mai “concluso”, non si chiude con una ricevuta. È un’azione che continua nel tempo, che si rinnova ogni giorno. Paradossalmente, mentre tutti gli altri debiti cerchiamo di estinguerli, questo non deve finire mai. Più amo, più sento il bisogno di amare ancora. Più mi dono, più cresce in me il desiderio di donarmi.
Questo debito non opprime, ma libera. Non genera ansia, ma gioia. È bello rimanere in questo debito, perché coincide con la nostra vocazione profonda.

L’esperienza concreta dell’amore

Penso alle piccole cose della vita quotidiana: un pomeriggio passato con un nipotino, una pasta asciutta condivisa, una carezza, un sorriso. Anche quando non riceviamo riconoscenza o gratitudine, sentiamo che l’amore continua a scorrere. Non si estingue mai. È come una sorgente che non smette di sgorgare, anche nei momenti difficili.
E questo perché noi stessi siamo stati amati per primi. Il nostro debito nasce da un’esperienza di amore ricevuto. Dio ci ha amati gratuitamente, come un genitore ama il figlio, ma in modo ancora più grande: ci ha amati fino alla croce. Guardando Cristo crocifisso, vediamo l’amore che non si trattiene, che si dona totalmente.

Il debito che ci libera

Sulla croce Gesù si è spogliato di tutto, anche delle vesti. Lì comprendiamo che l’amore vero è una forma di libertà: liberarsi da ogni possesso, da ogni egoismo, per dare la vita. È questo il senso del nostro “debito d’amore”: non possiamo e non vogliamo liberarci da esso, perché è il segno dell’amore più grande che ci è stato donato.
A differenza di ogni altro debito, questo non divide, non crea confini, ma apre. L’amore è “con tutti e per tutti”, senza distinzioni. In esso si compie tutta la Legge, perché — come dice Paolo — la pienezza della Legge è la carità.

L’amore, compimento della Legge

Non serve fare distinzioni tra comandamenti maggiori o minori: l’amore li racchiude tutti. È la chiave di tutto, il cuore di ogni legge. Ecco perché l’amore, anche quando sembra duro o esigente, è il motore che ci permette di vivere in pienezza il Vangelo.
Gesù ci chiede di amarlo con tutto il cuore, anche quando ciò comporta rinunce, anche quando ci invita a “portare la croce”. Ma in quel debito d’amore troviamo la libertà vera: quella di voler bene senza misura, in modo gratuito e aperto.

Una preghiera finale

Alla fine, non posso che ringraziare il Signore per questo debito meraviglioso. Gli chiedo di donarmi il suo Spirito, perché mi insegni ogni giorno ad amare come Lui ha amato, a rimanere in questo debito santo che non finisce mai. Che il mio cuore resti sempre in questo movimento d’amore, riconoscente e libero, debitore felice di un amore che mi ha salvato.
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Il podcast di don Andres BergaminiBy Andres Bergamini