Mi sono fermato a riflettere sulle parole del Vangelo e su come queste preoccupazioni di cui si parla — cosa mangeremo, come ci vestiremo, cosa ci riserva il futuro — nascano da dentro di noi, dal cuore, potremmo dire con San Paolo, dalle nostre debolezze. Tutti noi le abbiamo: fisiche, psichiche, caratteriali, legate alla salute o a esperienze di angoscia, persecuzione, umiliazione. Tutto ciò che ci fa sentire non all’altezza, fragili, deboli.
La domanda che mi sono posto è: che rapporto ho con le mie debolezze? Spesso cerchiamo di nasconderle, di superarle, di esorcizzarle. Le viviamo come qualcosa da cancellare, come se dovessero sparire perché ci fanno apparire vulnerabili. Ma è davvero questo il modo giusto di affrontarle?
Paolo ci sorprende: si vanta delle sue debolezze
In Paolo ho trovato uno sguardo completamente diverso. Mi colpisce la sua libertà: non solo non nasconde le sue debolezze, ma se ne vanta. Vantarsi significa metterle davanti, non tenerle nascoste. Invece di vantarsi dei suoi successi, delle sue forze, lui sceglie le sue fragilità come motivo di gloria.
Perché lo fa? Perché nella debolezza, dice Paolo, si manifesta la potenza di Cristo. È lì, quando non ce la facciamo da soli, che la grazia del Signore trova spazio per agire. Se invece siamo pieni di noi, forti, autonomi, capaci, allora facciamo fatica ad accorgerci della grazia, e forse Dio trova meno spazio nel nostro cuore.
Una spina nella carne e un dono di grazia
Paolo parla anche di una “spina nella carne” — non sappiamo esattamente cosa fosse, forse una malattia o un limite che lo bloccava, persino nel suo desiderio di annunciare il Vangelo. E lui prega, chiede che venga tolta. Ma Dio gli risponde: “Ti basta la mia grazia”.
Questa risposta mi ha fatto capire che non sempre dobbiamo chiedere che la nostra debolezza sparisca. A volte quella spina, quel limite, è l’occasione per fare spazio a Dio. È lì che possiamo incontrarlo, affidarci a Lui, lasciarlo regnare nella nostra fragilità. Proprio lì, nella nostra piccolezza, si manifesta il Regno di Dio. È in quel momento che diventiamo davvero Suoi servi, non schiavi della ricchezza, del potere o del controllo.
Il Signore si prende cura di noi
Ecco allora che il Vangelo ci invita a non preoccuparci, perché il Signore si prende cura di noi. Se si occupa dei fiori del campo, dei gigli e dei fiorellini che spuntano nei prati, quanto più si prenderà cura di ciascuno di noi. Ma serve fidarci, chiedere il Suo aiuto, lasciarci incontrare nella debolezza. È proprio lì, nel momento di fragilità, che si apre la possibilità di una relazione vera con Lui.
Preparandoci alla domenica: la fame della folla e il miracolo della condivisione
Guardando a domani, alla domenica che ci attende, ci sarà un’altra pagina forte del Vangelo: la folla che ha fame e i discepoli che non hanno nulla. Anche qui, la debolezza è protagonista. Ma da quella fragilità nasce un miracolo: tutti vengono nutriti.
È proprio questo che desidero custodire nel cuore: ringraziare il Signore per le mie debolezze, non vergognarmene. Perché lì Lui si fa vicino, mi accompagna, mi trasforma. Allora posso davvero dire, con Paolo: mi vanterò volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo.