Oggi mi ha colpito il viaggio di ritorno di Paolo e Barnaba raccontato negli Atti degli Apostoli. Un viaggio che parte da Antiochia di Siria, attraversa l’Asia Minore fino a Erbe – un posto che, ammetto, non conoscevo e che ho dovuto cercare sulla cartina biblica (consiglio anche a voi di farlo!). È affascinante vedere quanto sia stato impegnativo questo cammino: hanno attraversato territori ostili, piccoli paesi dove non sempre sono stati accolti bene, eppure non si sono tirati indietro dall’annunciare il Vangelo.
Quello che mi colpisce è che, al ritorno, scelgono di ripassare dagli stessi luoghi, per rivedere quelle persone che per prime avevano incontrato. Il testo dice che per i pagani si era aperta “la porta della fede”: persone che non c’entravano nulla, ma che si sono trovate coinvolte, attratte da questo annuncio di salvezza offerta a tutti, anche ai più lontani, anche ai più peccatori. E la risposta è stata gioiosa, profonda.
Confermare, Esortare, Affidare: Una Comunità che Cresce
Il ritorno di Paolo e Barnaba non è solo un gesto affettivo, ma ha uno scopo preciso: confermare i discepoli, esortarli a rimanere saldi nella fede, perché – lo dice chiaramente il testo – per entrare nel Regno di Dio bisogna passare attraverso molte tribolazioni. Non è un cammino facile, serve resistenza, consolazione, fede forte.
Loro fanno anche un gesto importante: affidano la custodia delle comunità a degli anziani. Non restano, non trattengono. Ripartono, perché le comunità devono imparare a camminare con le proprie gambe. Questo mi fa riflettere molto su cosa significa davvero annunciare il Vangelo. Non trattenere, ma accompagnare e poi lasciare spazio.
Una Comunità Aperta e Missionaria
Quel viaggio, così lungo e faticoso – attraversando il Mediterraneo, Cipro, le alture dell’Anatolia – mi fa pensare alla nostra comunità. Siamo capaci anche noi di essere missionari? Di fare chilometri, simbolici e reali, per annunciare che la porta della fede è aperta a tutti? La bellezza della missione non sta tanto nei risultati immediati, ma nell’essere strumenti dell’annuncio.
E in questi giorni lo abbiamo sperimentato con la celebrazione delle Prime Comunioni: una messa bellissima, raccolta, piena di volti nuovi, di famiglie che magari non si conoscono tra loro ma che si sono ritrovate insieme. È qui che nasce la domanda: cosa portano questi Apostoli? Cosa possiamo portare noi?
Il Comandamento Nuovo: L’Amore come Segno Distintivo
La risposta la troviamo nel Vangelo di Giovanni. Gesù, nel Cenacolo, dopo aver lavato i piedi ai discepoli, dice: “Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi”. E aggiunge: “Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli”. È un passaggio essenziale.
Quel momento è drammatico: Giuda è appena uscito per tradirlo, Pietro sta per rinnegarlo. Eppure Gesù, proprio lì, nel momento di massimo turbamento e dolore, consegna il suo testamento d’amore. È lì che si capisce che è la cosa più importante: non un’idea, non un codice morale, ma l’amore concreto.
L’Amore di Dio Reso Visibile tra di Noi
L’amore di cui parla Gesù non è astratto. È un amore che si riconosce nella concretezza dei rapporti umani. Dice: “Amatevi come io vi ho amato”. Non solo "come te stesso", ma come Lui, che ha dato la vita. È un amore che perdona, che non fa preferenze, che si dona senza aspettarsi nulla in cambio.
E questo amore lo sentiamo solo se lo riceviamo dagli altri. L’amore di Dio passa attraverso l’amore delle persone accanto a noi: genitori, amici, sposi, figli. Anche quando non è evidente, quando va cercato in profondità. Ma è lì che Dio si fa vicino.
La Gerusalemme Celeste e la Perge di Oggi
Infine, l’Apocalisse ci offre un’immagine potente: la Gerusalemme Celeste che scende come una sposa adorna, pronta per il suo sposo. È Dio che abita con noi, che asciuga ogni lacrima. E questo è ciò che portavano Paolo e Barnaba nei loro villaggi: la possibilità reale di un amore vissuto, non ideale, possibile grazie al sacrificio di Gesù.
Anche noi oggi abbiamo un viaggio da fare. Dove si trova la nostra Perge? Dove siamo chiamati a tornare per portare conforto, incoraggiamento, gioia? Forse nella nostra famiglia, sul posto di lavoro, nel nostro condominio. Ogni occasione è buona per testimoniare questo amore, per dire che la porta della fede è aperta. E Dio confida in noi, come ha fatto con Paolo e Barnaba. Con tutti i nostri limiti. Ma anche con tutta la forza del suo amore.