Il podcast di don Andres Bergamini

Omelia XXXIII domenica TO C BVI


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Sottolineiamo il contesto in cui Gesù le pronuncia. Si parla del Tempio, della sua bellezza, del recente restauro fatto da Erode. Penso spesso a quanto sarebbe bello un giorno poter andare insieme in pellegrinaggio a vedere ciò che ne resta.

Ed è proprio davanti a questa meraviglia che Gesù sorprende tutti: “Non sarà lasciata pietra su pietra”. Dice questo mentre attorno c’è prosperità, tranquillità, un clima quasi di pace. Ma tutto cambierà. E i discepoli, come noi, chiedono: Quando avverrà? Quali saranno i segni? Aiutaci a capire.

Gesù allora elenca cambiamenti ancora più radicali: guerre, rivoluzioni, nazioni contro nazioni, terremoti, pestilenze, persecuzioni, addirittura odio in famiglia. Mi colpisce la forza di questo elenco: è chiaro che i contesti cambiano, e spesso in modo drammatico.

Il cambiamento non per terrorizzare, ma per preparare

A prima vista queste parole potrebbero sembrare dette per spaventare, ma non è così. Gesù, invece, sta preparando i discepoli al cambiamento, soprattutto ai momenti difficili. Mi vengono in mente le parole dei due scout in sagrestia: “Non esiste il buon o cattivo tempo, ma solo buon o cattivo equipaggiamento”. Se sono equipaggiato, posso affrontare anche la pioggia più forte.

Così Gesù vuole che anche noi siamo equipaggiati per affrontare i cambiamenti della vita. E penso agli anziani: quanti contesti diversi, quanti dolori, lutti, fallimenti, trasferimenti, separazioni si attraversano in una vita! Eppure, in tutto questo, il Vangelo ci chiede: Come possiamo rispondere da discepoli?

Gesù ci indica tre strade.

Prima pista: non lasciarsi ingannare e non avere paura

La prima indicazione è chiara: “Non vi ingannate, non vi terrorizzate”. Gesù sa che nei momenti difficili può emergere chi vuole sostituirsi a Lui, chi si propone come salvatore approfittando delle nostre fragilità.

Ma la sua risposta è semplice e forte: “Non abbiate paura. Io ci sono.”
I contesti cambiano, ma Lui rimane.

In questa Giornata mondiale dei poveri risuona il titolo tratto dal Salmo 71:
“Sei tu, mio Signore, la mia speranza.”
I poveri ce lo mostrano concretamente: confidano solo in Lui. Anche noi siamo poveri e abbiamo bisogno di questa fiducia.

Sentirsi poveri ed equipaggiati solo dal Signore

Nelle situazioni in cui ci sentiamo senza mezzi, senza “poncho” e “scarponi”, proprio lì siamo chiamati a sperare nel Signore. Lui è la nostra ancora, la nostra unica speranza. Non altre.

Seconda pista: trasformare ogni situazione in testimonianza

La seconda parola del Vangelo è altrettanto sorprendente: ogni situazione, anche la più difficile, è un’occasione di testimonianza.

Ciò che vivo con fiducia e affidamento diventa testimonianza.
E Gesù aggiunge qualcosa di liberante: “Non preparate il discorso”. Non servono appunti, non serve costruire una difesa. In quel momento sarà Lui a darci parola e sapienza.

Nella mia esperienza, gli esempi più belli sono quelli che vedo nella mia famiglia, nei capi scout, negli amici: proprio quando vivono momenti difficili, danno testimonianze credibili, forti, che edificano.

La forza delle testimonianze

Dovremmo imparare a valorizzare di più le testimonianze. Un discorso teorico si dimentica; una storia vera rimane. La testimonianza mostra concretamente cosa significa affidarsi al Signore. È la parola più efficace.

Terza pista: la perseveranza

Infine Gesù dice: “Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita.”
La perseveranza è necessaria perché le situazioni difficili spesso durano. C’è bisogno di resistere, di non abbandonare la fiducia.

Penso anche alla lettera di san Paolo. Paolo ricorda di aver lavorato duramente, mentre alcuni vivono in modo disordinato, si disperdono. Lui invita a un lavoro semplice, tranquillo, quotidiano: anche chi è in pensione ha un compito, piccolo ma fedele. Questa perseveranza quotidiana nutre la fiducia che è il cuore della nostra resistenza.

Costruire contesti che aiutano la speranza

I contesti difficili non mancheranno. Per questo dobbiamo creare contesti buoni in cui sostenere la fede e la speranza:

le nostre famiglie,

la comunità,

il gruppo scout,

un gruppo di amici che si ritrova per pregare e leggere la Parola di Dio.

So bene quanto io stesso abbia bisogno di tornare a casa, di trovare i miei fratelli, di avere il tempo della preghiera al mattino. Senza questi contesti, mi perdo.

Non possiamo affrontare da soli le tempeste della vita: abbiamo bisogno di aiutarci a vicenda a crescere nella fiducia, nel volersi bene, nella speranza.

Conclusione del cammino

Oggi il Vangelo mi dice che i contesti cambiano, anche in modo drammatico, ma in ogni situazione sono chiamato a:

non lasciarmi ingannare,

dare testimonianza,

perseverare.

Ringrazio il Signore per questa parola e rinnovo la mia fiducia e il mio affidamento a Lui.
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Il podcast di don Andres BergaminiBy Andres Bergamini