La cooperativa il Mandorlo è una delle note più liete degli ultimi due anni, grazie la sua capacità di ridare speranza a centinaia di persone, e a decine di famiglie pugliesi, che si trovano in difficoltà. In un viaggio partito nel lontano 1980, e che è culminato nella creazione dell’Emporio della Solidarietà, una struttura dedicata al sostegno e al supporto dei tossicodipendenti e delle loro famiglie, quello promosso in Puglia è un vero e proprio cambio di paradigma, che abbraccia tutta la comunità e la regione. Dai beni alimentari di prima necessità, alla costruzione di una rete sociale capace di reinserire le persone nel mercato del lavoro, fino alla creazione dei nuovi laboratori, modernizzati con il sostegno di Intesa Sanpaolo, e che utilizzano saperi antichi come la falegnameria e la sartoria per spezzare il circolo vizioso della povertà e dell’indigenza.

I dati recenti raccontano di un sempre più progressivo scollamento tra i nostri giovani e il mondo del lavoro, che si riflette nel numero di persone che sono disinteressate a perseguire qualsiasi tipo di carriera, sia essa accademica o professionale. Il lavoro della cooperativa Sophia si inserisce proprio in queste dinamiche, supportando i giovani nella scelta del loro futuro e aiutandoli ad uscire dall’apatia di una vita che non sentono appartenergli. A questo, inoltre, si somma anche l’impegno nel sostenere la volontà degli immigrati di completare la propria formazione e di inserirsi a pieno titolo nella struttura economico-sociale del nostro Paese.

Il Mondo del lavoro è uno specchio della nostra società che, allo stesso tempo, riflette e diffonde le iniquità che la contraddistinguono. Le difficoltà nel riconoscere il talento femminile sono tra questi limiti, e si materializzano in gravi disparità occupazionali, tanto in termini di pay gap, quanto in termini di prospettive di crescita. L’obiettivo di “Piano C” è quello di costruire una rete di professionisti in grado di supportare la crescita delle donne sul lavoro, con particolare attenzione alle fasce maggiormente a rischio di diventare invisibili. Un vero e proprio cambio di paradigma, che sulla base di un metodo integrato e innovativo, ha già iniziato a portare il futuro nel nostro Paese.

Tra la semina e il raccolto deve passare del tempo, perché la natura possa fare il proprio corso, con i suoi ritmi ed i suoi modi, che tanto hanno da insegnare. È il caso anche di questa comunità, sorta in provincia di Caserta, e costruita su un territorio confiscato alla camorra, tra le difficoltà della martoriata “terra dei fuochi”. Orti botanici e fattoria sociale sono diventate lo strumento per dare una vita nuova alle categorie più fragili, che nella routine quotidiana dell’associazione hanno ritrovato i propri equilibri e la possibilità di godere delle esperienze più soddisfacenti e coinvolgenti della loro vita.

La pandemia ha obbligato il nostro Paese ad un brusco risveglio, mettendo ognuno di noi di fronte all’ignoto. Nelle ristrettezze del primo lockdown, mentre le strade delle nostre città si svuotavano e nelle corsie degli ospedali si improvvisavano reparti covid, la Fondazione Soleterre ha dato vita ad un incredibile circolo virtuoso. Partendo dallo storico ospedale San Matteo di Pavia, un gruppo di coraggiosi psicologi ha creato una rete di supporto ai pazienti e ai medici della struttura, adattando le proprie competenze all’emergenza del momento. Più di due anni dopo, l’associazione lavora su tutto il territorio nazionale, fornendo aiuto e ascolto a chi paga ancora le conseguenze psicologiche della pandemia.

“L’ultima gara” non è soltanto un film, che ha visto Raul Bova, il nostro narratore, tra gli ideatori e i protagonisti della pellicola. “L’ultima gara” è anche un viaggio, che diventa storia, e che trova la propria forza ispiratrice nel passato di ognuno dei suoi attori. Un tuffo introspettivo che unisce l’esistenza di cinque persone diverse tra loro, e che grazie al proprio amore per l’acqua e per lo sport, trovano un terreno comune, capace di avvicinarli l’uno all’altro e di renderli una squadra. Una grande metafora, narrata da uno dei diretti interessati, che ci ricorda, ancora una volta, la potenza della condivisione e l’importanza di una rete sociale forte per provare a perseguire la miglior versione di sé.