Questa domenica, in cui celebriamo la festa della Santa Trinità, per me è stata un po’ particolare: non ho presieduto la Messa e quindi non ho tenuto un’omelia. Però sento comunque il desiderio di condividere alcuni pensieri che mi sono nati meditando sulle letture di oggi. Riflettere sulla Trinità mi porta spontaneamente a interrogarmi sul mio rapporto personale con Dio, su come Lui si relaziona con me e con ciascuno di noi.
La Sapienza che gioca davanti a Dio
La prima lettura, tratta dal libro dei Proverbi, mi ha colpito molto. Lì si dice che la Sapienza giocava davanti a Dio e si deliziava tra i figli dell’uomo. Mi ha affascinato questo verbo, “giocare”. Pensare che Dio, attraverso la Sapienza e lo Spirito, con noi ha un rapporto che contiene anche il gioco, la leggerezza, la dimensione ludica. Ho ascoltato l’omelia del Papa e anche lui ha richiamato questo aspetto: non si tratta solo di un divertimento fine a sé stesso, ma del fatto che a Dio piace stare con noi, gli fa bene e fa bene anche a noi.
Mi sono tornate in mente le mie difficoltà personali a lasciarmi andare al gioco, soprattutto con i bambini. Ma poi, quando ci riesco, mi accorgo che resta nel cuore l’affetto, il sorriso, la bellezza della relazione che si crea. Che meraviglia pensare che Dio faccia proprio così con noi: gioca, sta con noi, si rallegra della nostra compagnia.
La pace e la grazia che ci dà forza nelle tribolazioni
San Paolo, nella lettera ai Romani, dice che siamo in pace con Dio grazie a Gesù Cristo. Questo stare in pace significa star bene con Dio, proprio perché abbiamo accesso alla grazia. È una grazia quella della fede e della sua presenza nella nostra vita: il saperLo riconoscere, il saperLo apprezzare, il sentirLo vicino.
Paolo ci ricorda come questa presenza sia preziosa soprattutto nelle tribolazioni. La tribolazione vissuta con il Signore produce pazienza; la pazienza genera una virtù provata e questa virtù a sua volta alimenta la speranza. In questi giorni anche io ho avuto piccole tribolazioni, un po’ di problemi di salute, nulla di grave, ma abbastanza da farmi riflettere. Vivere questi momenti con la consapevolezza della vicinanza del Signore mi ha aiutato a viverli con pazienza, con resilienza, con forza e quindi con speranza. Perché, come dice Paolo, l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo.
Dio che gioca e ci sorprende
Pensare a questo Dio che gioca e si rallegra con noi mi ha fatto venire in mente anche Sara. Quando sente nella tenda che avrà un figlio, lei ride. È come se dicesse: “Ma guarda che scherzo che mi fa Dio!”. Sì, Dio ama sorprenderci, a volte sembra proprio che ci faccia degli scherzi, che ci stupisca con la sua fantasia e la sua bontà.
Lo Spirito che ci guida e ci annuncia la verità
Infine, nel Vangelo di oggi, ho colto la forza del verbo “annunciare”. Lo Spirito Santo ci guida alla verità, ci dice tutto ciò che ha udito da Gesù e ci annuncia le cose future. Ci annuncia quello che è di Cristo, lo prende da Lui e ce lo comunica. È bello pensare che il nostro rapporto con il Signore sia un continuo ricevere annunci, buone notizie. Ogni parola del Signore è un annuncio che consola, che apre cammini nuovi, che avvia processi, che ci spalanca a una novità di vita, a un futuro che forse non ci aspettiamo. Ecco perché questa festa della Trinità oggi mi dà tanta carica e forza interiore.