Permesso di soggiorno per assistenza minori e bilanciamento familiare: cosa dice il TAR Campania Buongiorno, sono l’avvocato Fabio Loscerbo e questo è un nuovo episodio del podcast Diritto dell’Immigrazione. Oggi analizziamo una decisione particolarmente significativa del Tribunale Amministrativo Regionale della Campania, Sezione Sesta, pubblicata il 9 luglio 2025, con il numero 5148 dell’anno 2025, relativa alla revoca di un permesso di soggiorno per motivi di lavoro disposta dalla Questura di Benevento. È un caso che consente di chiarire un tema decisivo: quando sono in gioco legami familiari, soprattutto con un minore, l’amministrazione deve effettuare un vero e proprio giudizio di bilanciamento fra l’interesse pubblico e la tutela della vita familiare. Nel caso concreto, la Questura aveva revocato il permesso di soggiorno ritenendo fittizio il rapporto di lavoro dichiarato, poiché l’azienda presso cui la cittadina straniera risultava occupata era inesistente. La ricorrente aveva evidenziato la propria condizione familiare: madre di una bambina residente in Italia e inserita in un contesto delicato a causa delle condizioni di salute del padre. La Questura aveva sostenuto che questa situazione avrebbe potuto essere gestita attraverso il ricorso al permesso di soggiorno per assistenza minori, lo strumento previsto dall’articolo 31 del Testo Unico sull’Immigrazione. In altre parole, l’amministrazione riteneva che non fosse necessario mantenere il titolo per motivi di lavoro, potendo la donna fare uso di questo diverso istituto. Il Tribunale Amministrativo Regionale ha ritenuto questa impostazione non conforme alla legge. Secondo la giurisprudenza consolidata – richiamata anche dal Consiglio di Stato, Sezione Terza, con la decisione del 24 giugno 2022, numero 5210 – l’amministrazione, quando esamina il rilascio, il rinnovo o la revoca di un titolo di soggiorno, deve valutare concretamente i legami familiari, senza rifugiarsi in soluzioni alternative che non corrispondono alla natura del titolo posseduto. Il giudice ha anche chiarito la funzione del permesso per assistenza minori. È un permesso che persegue una finalità specifica: viene concesso “per gravi motivi connessi allo sviluppo psicofisico del minore” ed è revocabile al venir meno delle condizioni che lo giustificano. Non può sostituire automaticamente un permesso ordinario fondato sulla stabilità familiare e non può essere usato per eludere il bilanciamento imposto dalla legge. Il cuore della pronuncia è semplice e netto: la tutela dell’unità familiare richiede una valutazione concreta, attuale e completa. Poiché questa valutazione mancava, il provvedimento amministrativo è stato giudicato illegittimo e annullato. La decisione richiama inoltre l’articolo 22 del Testo Unico sull’Immigrazione, ricordando che la perdita del posto di lavoro non comporta automaticamente la revoca del permesso di soggiorno e che la persona ha diritto a un periodo minimo per cercare una nuova occupazione. È una pronuncia importante, utile per tutte le situazioni in cui la pubblica amministrazione tenta scorciatoie, ignorando la realtà dei legami familiari e le condizioni del minore coinvolto. L’immigrazione non è mai un dato astratto: riguarda percorsi personali, responsabilità genitoriali e processi di integrazione che l’ordinamento tutela con precisione. Io sono l’avvocato Fabio Loscerbo. Ti ringrazio per aver ascoltato questo nuovo episodio del podcast Diritto dell’Immigrazione. Ci sentiamo presto per un altro approfondimento.