Share Pillole per l‘anima - parole per il cuore
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By Monica Fontana
The podcast currently has 15 episodes available.
Partiamo da uno studio all’università di Harvard grazie a Ed Tronick e Claudia M. Gold, che ha messo in pratica il metodo dello Still Face (volto immobile). Per fare questo leggo un episodio che mostra cosa avviene con questo metodo.
Cosa succede con questo esperimento?
Si osserva che noi mostriamo un numero indefinito di volte (variando da persona a persona) un volto immobile (still face) per esprimere dispiacere o per distaccarci da qualcuno (familiare, un amico, un conoscente). Questo volto che ci mostriamo gli uni gli altri non è consapevole, esso è parte di noi, della nostra esperienza.
Il mondo esterno è come uno specchio dove ognuno vede se stesso.
Una semplicissima radio riceve frequenze in onde diverse sulla base della sua resistenza. Quindi riceverà delle frequenze e da quelle riuscirà a captare le varie stazioni radio. Sullo stesso esempio, l’essere umano percepisce la realtà con cui entra in risonanza, ovvero percepisce ciò con cui si sintonizza, con cui ha affinità.
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Conflitto viene dal latino, conflictus (urto) da confligere, da cum- (con) e fligere (percuotere), quindi “urtare una cosa con un’altra”. Quindi “percuotere insieme” come due cose che vengono a contatto, con cui si crea contatto, quindi si incontrano, si scontrano, si toccano, rimbalzano, si allontanano, si riavvicinano, etc.
A volte, in una transazione tra due individui si verifica uno scambio tra genitore e bambino, oppure tra adulto e bambino, o tra genitore e adulto, e così via.
A volte però si verificano delle transazioni confuse, ovvero uno dei tre stati viene contaminato da un altro o dagli due insieme. Oppure avviene un’esclusione di uno o dell’altro.
Se raffigurati i tre stati dell’io sono rappresentati come dei cerchi posti in verticale l’uno sopra l’altro in modo che un punto delle rispettive circonferenze sia a contatto con l’altro. In questo modo i cerchi risultano sì a contatto, ma sono distinti. Se vi è una contaminazione degli stati dell’io, due cerchi (o anche tutti e tre) potrebbero mescolarsi ed entrare negli spazi rispettivi. Si parla in questo caso di contaminazione dell’Adulto.
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Un altro tipo di confusione tra stati dell’Io è l’Esclusione. Ad esempio, un individuo che ha un Adulto contaminato dal Genitore, con esclusione del Bambino, potrebbe essere dominato da un forte senso del dovere.
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Quello che può aiutare in tutti questi casi nella relazione è la posizione dell’Io sono Ok - Tu sei Ok, che il counselor (o l’esperto nella relazione d’aiuto) assume. Questa posizione non si costruisce d’emblée, ma a sua volta è importante che il counselor abbia lavorato su di sé per riconoscere le proprie dinamiche. Solo così può comprendere l’altro, può entrare in empatia, può acquisire l’accettazione incondizionata di cui parlava Rogers (e di cui ho parlato nei primi episodi). (...)
Appena nato il bambino si trova catapultato in un mondo completamente diverso dal quale era abituato a stare. Dal calore del ventre materno, costantemente nutrito, avvolto, cullato, senza bisogno di chiedere perché ogni suo bisogno non è nemmeno propriamente un bisogno perché viene colmato ancora prima che si manifesti, si trova a sentire freddo, fame, rumori vari. Si trova in un momento in cui si sente solo, finché non arriva la carezza, l’accoglienza di qualcuno, della madre, del padre, che lo rassicurano e gli fanno percepire di non essere solo. E questo si manifesta ogni qual volta si trova a sentire qualcosa di nuovo, per cui necessita di essere accolto, avvolto, di ricevere “carezze”.
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La richiesta di carezze diventa come un richiamo a ripetere lo stesso copione e per giunta, a confermarlo. Per cui il bambino (e in seguito ciò avviene nell’individuo cresciuto) ricerca costantemente la prova di non essere ok, facendo delle cose che richiamano l’attenzione, per avere una sculacciata, una sgridata, che per lui rappresentano le carezze. Con gli altri coetanei, spesso vuole dimostrare di essere di più, di essere superiore, (“il mio giocattolo è meglio del tuo” “io ho una barbie, io invece ne ho tre e sono più belle” etc.). Da grande ostenterà l’avere soldi, una casa bella, un lavoro remunerativo, etc, che rappresenteranno le nuove “carezze”, ma che saranno momentanee e porteranno ad una continua ricerca di carezze a un di più.
Come uscire dallo schema del non OK?
Ognuno di noi ha quindi dentro di sé queste tre parti, ognuno di noi ha dentro di sé i propri genitori, ognuno di noi ha registrato dentro di sé determinate esperienze, avvenimenti esterni e interni, soprattutto nei primi cinque anni di vita. E sono appunto il genitore e il bambino. Ognuno di noi, quindi, è stato un bambino e ha registrato dentro di sé le relazioni con i propri genitori.
Berne afferma che questi tre Stati dell'io non sono dei concetti ma delle registrazioni di eventi. Il genitore è quell'insieme di norme eventi imposti o subiti assorbiti da una persona durante l’infanzia. In sostanza, nel genitore c'è tutto ciò che abbiamo registrato da quando durante la nostra infanzia quindi le nostre esperienze in quel periodo in cui siamo a contatto con le prime figure di riferimento.
Non si tratta nemmeno, di privilegiare la mente emotiva rispetto a quella razionale. Si tratta di permettere che si crei un varco di comunicazione tra di esse. Perché la nostra essenza sta proprio in questo punto di congiunzione, di passaggio, in questo varco dove tutto si incontra e fluisce in maniera armonica.
Si tratta quindi di imparare a dialogare con le nostre emozioni. Dialogo deriva dal greco e significa “discorso tra” e dentro c’è la parola logos, che ci riporta alla stessa radice di logico. E il logico è ciò che è legato al discorso, attinente al ragionamento. ...
Allora il passaggio è semplice ... diventare come bambini.
Entrare in quella parte di noi che è più puramente connessa con la nostra anima. Che sperimenta, che prova, che fa esperienza, che vive le emozioni e che attraverso di esse impara.
La parola emozione, nella sua radice, ha il verbo latino e-movere, ex= fuori, movere=muovere. Quindi portare fuori un’esperienza interna, farla fuoriuscire, quindi esprimerla. L’emozione quindi, smuove, "fa vibrare" l’anima.
Ancora qualche parola sulla congruenza o autenticità.
Cosa avviene nel counselor? Cose significa per il counselor essere congruente?
Com'è la relazione tra counselor e cliente quando c'è l congruenza?
Buon ascolto per questo settimo episodio.
Esserci ed essere. Ritrovare se stessi, quella parte più profonda che ognuno di noi ha, in cui c’è il nostro vero sé. E quando questo avviene non ci siamo solo per noi ma ci siamo, siamo presenti a noi stessi, ci viviamo il momento, hic et nunc anche per l’altro. Siamo lì mentre lo ascoltiamo, ci siamo, siamo presenti. Nel momento in cui sono nel qui ed ora sono connesso con me stesso, sono connesso con la mia anima. Cioè sono connesso con chi veramente sono.
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