A raccontare com’era il mondo dei bordelli pisani in un’intervista di qualche anno fa, è un ragazzo classe 1937, Renzo Castelli, giornalista e scrittore molto noto in città: “Negli anni d’oro dei bordelli, il clima era ben diverso da quello di oggi. Il sesso era un vero e proprio tabù. La massima trasgressione era rappresentata dalle immagini illustrate di modelle in costume da bagno. Non dimentichiamo poi che l’influenza della Chiesa era fortissima, così come il senso del peccato, le case chiuse rappresentavano una scoperta. A Pisa, nei casini di via La Nunziatina, solo per entrare si pagava un ingresso di 50 lire. Molti erano i giovani che andavano lì, nel salottino di attesa, solo per vedere le ragazze discinte. Anche se il discinto di allora bisogna immaginarlo come nelle immagini della Roma di Fellini. Le donnine non erano mai nude ma sempre ornate di biancheria intima. Le ragazze poi, dicevano quasi tutte di essere fidanzate con un pilota morto. Il pilota andava per la maggiore, rendeva alla loro immagine quel senso di romanticismo. Leggevano tutte Liala. Qualcuno perdeva la testa per una di loro e la seguiva nei casini di tutta Italia sino a riuscire a sposarla. E spesso erano tra i matrimoni più riusciti”.
©Editoriale Programma - Alessandra Artale