Storia delle Case Chiuse

Prato, Casa chiusa il Carbonizzo - Toscana


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A Prato i bordelli erano solo due, gestiti dalla Gina.
La Gina andava nei suoi bordelli solamente per riscuotere: la gestione pratica era infatti delegata ad altre due maîtresse, che evidentemente godevano della sua incontrastata fiducia.
Il suo giro d’affari era cospicuo: due case chiuse con circa cinque o sei ragazze per una, non erano business da poco, considerato che i maschi che le frequentavano erano qualche centinaia al giorno e si sa che mediamente una prostituta faceva quotidianamente dalle trenta alle cinquanta marchette. Per farle i conti in tasca basterebbe poco, ma non è carino.
Se le signorine avevano gli stessi nomi evocativi che si trovavano in tutte le case chiuse d’Italia, al Carbonizzo ne passò una che lasciò una traccia indelebile nei ricordi dei pratesi e non solo per il suo nome, la Romanona, ma per il suo aspetto. Quello che era particolare era la sua mole: enorme, altissima, talmente grassa che era perfino impossibile abbracciarla. Eppure lei - che sembrava esser presa da un racconto di Hemingway e di Bukowski - era la più richiesta, forse anche per la curiosità.
© Editoriale Programma - Alessandra Artale
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Storia delle Case ChiuseBy Alessandra Artale