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Pubblica di lunedì 11/12/2023


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Non è lo spettro del comunismo ottocentesco di Marx ed Engels, ma un ballon d’essai dei "poteri forti" (vedi Cacciari). Per l’Europa sta girando negli ultimi giorni un’ipotesi sul futuro delle istituzioni di Bruxelles, e cioè la possibile candidatura di Mario Draghi ai vertici dell’Unione europea, dopo le elezioni del prossimo giugno. Di ufficiale non c’è niente. E’ solo un quotidiano – venerdì scorso, la Repubblica – ad averne parlato. Che cosa dice il giornale controllato dal gruppo Gedi, i cui proprietari (la famiglia Elkann-Agnelli) fanno parte di una holding globale dell’auto franco-italo-americana (Peugeot-Citroen-Fiat-Chrysler)? Sostiene che – secondo fonti diplomatiche a Parigi e a Bruxelles – il presidente francese Macron stia pensando a Mario Draghi come possibile successore di Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione europea. Gli interessati smentiscono. Ma l’ipotesi Draghi è interessante non per quanto sostiene Repubblica, ma per ciò che Draghi stesso ha detto pubblicamente nelle ultime settimane, in particolare alla presentazione di un libro nella Chiesa Sant’Ignazio di Loyola a Roma. Un programma per l’Europa, con obiettivi per una fase costituente europea. Draghi non si è tirato indietro nel definire scenari futuri continentali (unione politica, allargamento, voto a maggioranza). Le sue parole – ha scritto Massimo Cacciari sulla Stampa - esprimono l’opinione di «consolidatissime élites sovra-nazionali economico-finanziarie-politiche le cui scelte sono destinate a incidere su istituzioni e governi». Ospite oggi a Pubblica Piervirgilio Dastoli, presidente del Consiglio italiano del Movimento Europeo.
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