“Non esiste alcun popolo eletto da Dio. Non lo sono gli Stati Uniti, non lo è Israele. Il popolo eletto è l’umanità intera”. Così, dal pulpito delle Nazioni Unite, ha tuonato il presidente della Colombia Gustavo Petro. Era la fine di settembre. Mehmet Türkkan, uno dei tre ticinesi salpati verso Gaza con la Global Sumud Flotilla, stava per essere catturato in acque internazionali e imprigionato. Quei giorni sono cruciali: per il conflitto, per la popolazione palestinese massacrata, per il futuro stesso di Israele, per la credibilità di un Occidente chiamato a fare i conti con il proprio passato coloniale che, oggi, ancora echeggia. Scopriamo così che anche Israele ha paura, e che anche il sionismo manifesta le sue crepe: è possibile una vera pace? E sarebbe possibile, altrimenti, una guerra permanente?