
Sign up to save your podcasts
Or


La distanza minima per essere umani e il riconoscersi nell’acqua di partenza,
come atto comune di libertà.
L'azione precoce alla discriminazione.
Realizzare contesti di sovraffollamenti,
bambini impazienti
che non trovano ambienti affluenti.
Padri con sensi di colpa nel non voler essere combattenti.
Tinelli capienti di acqua salata
impastata con lacrime egrano.
Vivere le persone come connessioni familiari,
rendere lo schermo che viviamo
uno specchio anziano
sensibile agli urti che lo guardano e tengono in mano.
Ci avvicina con mano a sentire i visi
di chi vive una crisi.
Indipendentemente dallo stato di comunità,
che non la sente chi sta di là o di qua
ma solo chi universalmente riconosce
il valore della fluida ed umana collettività,
indipendentemente da dove sta.
Fatta di diversità che riconosce nell'acqua di partenza
un atto comune di libertà.
La comunicazione che viviamo ci riempie
di responsabilità,
ambiguità,
categorie B e A.
Nella capacità globale di informarci
ci soffermiamo ai mascheramenti
che creano turbamenti,
ipocrisie aberranti,
che rendono incapaci di respirare sentimenti.
La guerra stupisce in base ai confini geografici,
disegnati in forma anonima da ossimori slegati.
La guerra è senza Stato.
E’ nello spazio telepatico.
Nella sua infertilità crea coscienze
enfatiche
e non empatiche,
suddivise da chi difende colori e non cuori.
Crea realtà mediatiche del tutto estetiche ed apatiche,
senza renderci conto del vero potere che abbiamo.
Essere e sentirci umani,
riconoscerci acqua allo specchio.
Feduà El Attari
By Fedoua El AttariLa distanza minima per essere umani e il riconoscersi nell’acqua di partenza,
come atto comune di libertà.
L'azione precoce alla discriminazione.
Realizzare contesti di sovraffollamenti,
bambini impazienti
che non trovano ambienti affluenti.
Padri con sensi di colpa nel non voler essere combattenti.
Tinelli capienti di acqua salata
impastata con lacrime egrano.
Vivere le persone come connessioni familiari,
rendere lo schermo che viviamo
uno specchio anziano
sensibile agli urti che lo guardano e tengono in mano.
Ci avvicina con mano a sentire i visi
di chi vive una crisi.
Indipendentemente dallo stato di comunità,
che non la sente chi sta di là o di qua
ma solo chi universalmente riconosce
il valore della fluida ed umana collettività,
indipendentemente da dove sta.
Fatta di diversità che riconosce nell'acqua di partenza
un atto comune di libertà.
La comunicazione che viviamo ci riempie
di responsabilità,
ambiguità,
categorie B e A.
Nella capacità globale di informarci
ci soffermiamo ai mascheramenti
che creano turbamenti,
ipocrisie aberranti,
che rendono incapaci di respirare sentimenti.
La guerra stupisce in base ai confini geografici,
disegnati in forma anonima da ossimori slegati.
La guerra è senza Stato.
E’ nello spazio telepatico.
Nella sua infertilità crea coscienze
enfatiche
e non empatiche,
suddivise da chi difende colori e non cuori.
Crea realtà mediatiche del tutto estetiche ed apatiche,
senza renderci conto del vero potere che abbiamo.
Essere e sentirci umani,
riconoscerci acqua allo specchio.
Feduà El Attari