Intervista a Carlo Boccazzi Varotto, presidente e coordinatore delle attività di Hackability.
In questa puntata andiamo alla scoperta di Hackability, un‘associazione no profit nata per far incontrare le competenze di designer, maker, artigiani digitali, con i bisogni e la creatività delle persone con disabilità e fare crescere delle comunità che, tramite la digital fabrication, la co-progettazione, l’uso di stampanti 3D e di schede open source, realizzino soluzioni nuove, personalizzate, in grado di soddisfare i bisogni delle persone con disabilità nella vita quotidiana. Per raggiungere questo obiettivo l'associazione ha sviluppato una metodologia di co-design per realizzare oggetti d’uso comune o complessi, a basso costo e scalabili. Hackability, infatti, utilizza la co-progettazione come strumento per creare comunità, inclusione sociale e come occasione di ricerca per produrre casi studio che aumentino la conoscenza delle problematiche di accessibilità legate alla disabilità e all’invecchiamento della popolazione. I risultati, poi, rimangono a disposizione dei gruppi che li hanno realizzati ma sono liberati in rete sotto licenza Creative Commons in open source.
Carlo Boccazzi Varotto, presidente dell'associazione, ci racconta come è nata, quali sono stati i punti di svolta e le rifrazioni di Hackability, e si è sviluppata l'idea di utilizzare il digitale per creare soluzioni su misura con un metodologia scalabile. Cruciali sono stati l’incontro con il Politecnico di Torino, che ha fatto propria la metodologia della co-progettazione, e la scelta di entrare in contatto con i grandi gruppi industriali non solo in Italia, ma anche in Francia e in Cina. Spostando l’attenzione dalla creazione dell’oggetto fino a includere le relazioni tra le persone e l’ambiente vissuto, l’associazione è stata in grado di soddisfare i bisogni di innovazione sociale più profondi per gli attori coinvolti, realizzando progetti di impatto con aziende come Barilla, Juventus e Toyota. Hackability è riuscita quindi a creare valore allargando lo sguardo alle questioni sociali, economiche, di conoscenza, di innovazione, al contempo contenendo i costi di ricerca e sviluppo degli oggetti personalizzati e mantenendo la cifra del progetto, dunque la metodologia della co-progettazione. In questo modo l’attenzione si sposta dall’oggetto, che resta l’output concreto di ogni iniziativa, al processo, sviluppando un modello di sostenibilità originale, sensibilizzando le imprese su tematiche cruciali e liberando risorse per fare formazione sui territori su questi temi. Un esempio è la creazione dell’Hackability Summer Camp, giunto alla sua terza edizione, in cui i giovani lavorano in co-progettazione con le persone con disabilità, superando gli stereotipi e imparando a progettare con un metodologia che mette in discussione i propri punti di vista.
Per saperne di più su: http://www.hackability.it/