Borghi Fantastici - MITUR

Ruvo di Puglia (BA) - La leggenda del Conte Carafa e dell’inchino del suo Cavallo


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Nel Parco dell’Alta Murgia, in una distesa di ulivi e vigneti, sorge Ruvo di Puglia. Città d’arte, dal passato fiorente, conserva reperti e monumenti di pregio. Tra i vicoli stretti del centro storico, si riflette la pietra bianca e luminosa dei palazzi cinquecenteschi e delle case più antiche. Il sole rende abbagliante anche la Cattedrale di Santa Maria Assunta. È un gioiello romanico pugliese, la cui facciata è impreziosita dal rosone e da bassorilievi con leoni, grifi, i quattro Evangelisti, figure angeliche e zoomorfe. Palazzo Jatta ospita il Museo Archeologico Nazionale, dove sono conservate preziose ceramiche di varie epoche, tra cui il suggestivo Vaso di Talos. Il forte legame del borgo con il passato e le sue tradizioni è mantenuto vivo anche dalle processioni penitenziali, sorte con le Confraternite religiose. Proprio a una processione è legata la leggenda del Cavallo Inchinato di Ruvo.
Nel 1500, il feudo di Ruvo di Puglia fu acquisito dal casato dei Conti Carafa, i quali governarono il territorio per almeno duecento anni. La signoria dei Carafa contribuì in modo controverso alla gloria di Ruvo. I Conti Carafa furono tiranni e il popolo dovette subire numerose angherie. Una di queste fu ad opera del Conte Ettore. Si narra che il Conte Ettore amava andare a caccia, nel territorio intorno al borgo. Un giorno, di ritorno da una battuta di caccia, il Conte Ettore si imbatté con il suo seguito nella processione del Corpus Domini. Già il fragoroso scalpiccio degli zoccoli infastidiva il devoto silenzio dei fedeli, raccolti in preghiera. Eppure il Conte Ettore osò di più. Con arroganza e presunzione, il Signorotto volle attraversare il corteo, interrompendo la funzione religiosa. Fu allora che accadde qualcosa di imprevisto ed inimmaginabile. Il cavallo del Conte, giunto al cospetto del Santissimo Sacramento, chinò la testa e si inginocchiò. Un simile gesto compiuto dall’animale colpì profondamente l’animo del nobile. L’uomo si sentì mortificato e colse la gravità del proprio comportamento. Per risolvere l’ignominia di cui si era macchiato, il Conte Ettore stabilì di celebrare di nuovo la solennità del Corpus Domini, a proprie spese e con più sfarzo, otto giorni dopo. Nacque così la festa dell’Ottavario. Essa si ripete ancora oggi, con un grande corteo che si snoda lungo i vicoli del centro storico.
In un quadro della Chiesa di San Giacomo, si nota il Conte Carafa che regge l’ombrello al Vescovo, proprio durante la processione dell’Ottavario. La leggenda racconta infatti che quella volta in cui il cavallo si inchinò, il Conte finì addirittura in faccia al prelato. E fu il Vescovo in persona che fece una severa reprimenda, a quel Signorotto troppo pieno di sé e poco rispettoso.
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Borghi Fantastici - MITURBy Ministero del Turismo


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