La porta delle pecore fu l'unica ad essere consacrata; si trovava in un punto strategico in quanto solo tramite essa si poteva arrivare al Tempio.
Gesù stesso si definì La Porta delle pecore insegnandoci che è soltanto se passiamo attraverso di Lui che possiamo adorare il padre e conoscere la Verità.
Sacerdoti e farisei si tenevano alla larga da coloro che avevano delle infermità in quanto considerati impuri; coloro che vivevano di elemosina, mendicando e sperando nella guarigione una volta che l'angelo avesse smosso l'acqua nella vasca.
C'era un uomo, infermo da 38 anni che con speranza e perseveranza si trovava nel luogo dove poteva essere guarito, cercando anno dopo anno di entrare dentro quella vasca.
Gesù guarì proprio lui, insegnandoci che qualsiasi sia la nostra infermità, arriverà un tempo specifico in cui saremo guariti.
L'uomo del racconto non arrivava alla vasca non perché non potesse camminare ma perché altri arrivavano prima di lui, così come accade a noi quando a causa delle nostre infermità, anche caratteriali, ritardiamo la guarigione di Dio.
Spesso, purtroppo, viviamo in un mondo dove l'apparire conta più dell'essere e questo ci porta a fare apparire solo una parte superficiale di ciò che siamo.
La confessione delle nostre infermità porta guarigione, velocizza il processo per essere guariti, perché mette a nudo ciò che realmente siamo.
Essa aiuta anche chi ci sta accanto a poter pregare per noi con efficacia.
Non possiamo fare tutto da soli perché alcune volte la nostra infermità ha bisogno di essere trattata con l'aiuto di qualcuno, qualcuno con cui abbiamo costruito relazioni autentiche e profonde.