C'era una volta il Mondiale del 1942, direte voi...
E invece no. Forse. Non lo sappiamo. Ripartiamo con ordine.
Sul filo della leggenda, tra realtà e fantasia, il racconto del "Mundial dimenticato", che ebbe luogo in Patagonia.

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Il 1938 è un anno cruciale nella storia dell'Europa ed è anche l'anno dell'ultima Coppa del Mondo degli anni ruggenti, dato che la Seconda Guerra Mondiale allontanerà di quasi 3 lustri la possibilità di giocare la quarta edizione.

L'Italia di Vittorio Pozzo si conferma campione, fregiandosi così della seconda stella, poco prima che il rumore dei cannoni sconvolgesse il mondo.

2 Coppe Internazionali, 1 Oro Olimpico e 2 Mondiali fanno di Vittorio Pozzo uno dei CT più vincenti della storia del calcio e il più vincente di quello azzurro. Ma prima di allenare l'Italia, Pozzo ha avuto molte altre vite.

La seconda edizione del Mondiale lancia l’Italia nel firmamento delle nazionali che avrebbero fatto la storia della manifestazione, mentre tramontava il mito del Wunderteam austriaco.

Un passaggio di testimone, da Hugo Meisl a Vittorio Pozzo.

Il primo Undici Campione del Mondo è, nel 1930, quello dell'Uruguay di Alberto Suppici. Primo Mondiale organizzato, prima Coppa Rimet in bacheca. La finale con l'Argentina si giocò un il primo tempo con il pallone argentino, il secondo con quello uruguaiano...

«Un giorno anche la guerra s’inchinerà al suono di una chitarra», ebbe a dire Jim Morrison, vissuto decenni più tardi.

Jules Rimet, che la guerra l’aveva conosciuta bene e che non avrebbe voluto riviverla, sapeva benissimo che, invece, tutto alla fine s’inchina alla guerra.

Ma questa, per fortuna, prima o poi finisce, il calcio, invece, può anche interrompersi, ma è ancora lì per mostrarci l’eredità di un uomo coraggioso e sagace.