Dopo le guerre civili del triennio 193-196 Settimio Severo divenne l'unico imperatore di Roma. Il suo regno coincise con l'inizio del famigerato III secolo, nel quale l'impero conobbe una crisi tanto profonda da uscire completamente trasformato. Consapevole dei tempi, Settimio Severo tentò un'opera di rianimazione dell'impero attraverso il rafforzamento dell'esercito, su cui egli basava il proprio consenso, e che diventava ormai l'attore principale della politica romana. Settimio Severo seguì poi diverse strade per sollevare l'impero dalla crisi economica: la politica monetaria e diverse sovvenzioni economiche, ma alla fine l'unica strada per garantire all'impero le coperture finanziarie necessarie, fu quella di aumentare la pressione fiscale. Furono tutte scelte fallimentari, ma Settimio Severo raggiunse l'obiettivo di restituire all'impero una parvenza di ordine e di stabilire l'autorità dello Stato. Alla politica paterna, il figlio Caracalla, successo al potere nel 211, aggiunse un ulteriore dose di autoritarismo in salsa orientale, mentre la sua corte era in mano alle famigerate donne della famiglia imperiale. Il suo regno sarà ricordato per l'estensione della cittadinanza romana a tutti i cittadini dell'impero, che portava a termine un processo plurisecolare di espansione del diritto romano e su cui gli storici ancora oggi discutono