Il regno di Diocleziano (284-305) rappresenta uno spartiacque epocale per la storia romana. Durante il ventennio dioclezianeo l'impero subì delle riforme così strutturali da spingere gli storici a distinguerlo nettamente rispetto al principato. Con il IV secolo si apriva l'età tardoimperiale. Come per gli imperatori illirici, l'obiettivo di Diocleziano era quello di rifondare l'unità e la solidità dell'impero. Da un punto di vista istituzionale, moltiplicò le figure imperiali con l'ideazione della tetrarchia: la divisione dell'impero in 4 zone, ognuna delle quali corrispondeva ad un Augusto (Diocleziano e Massimiano) o ad un Cesare (Galerio e Costanzo Cloro), il tutto in una struttura gerarchica che vedeva Diocleziano al vertice. Fra gli imperatori e il popolo venne poi creato un intero apparato amministrativo (raddoppio delle province, diocesis, prefetture, funzionari supremi etc.) che aveva lo scopo di rendere il governo presente sul territorio, in modo da poter drenare tutte le risorse necessarie al sostentamento dell'impero Il fallimento di Diocleziano può essere però considerata la politica religiosa perchè indisse l'ultima persecuzione sistematica contro i cristiani, non rendendosi però conto che ormai il cristianesimo si era diffuso in maniera trasversale a tutta la società romana