È passato poco più di un anno da quell’8 marzo 2020 in cui mi sono svegliato con la consapevolezza che era cambiato tutto: il mio primo lockdown. E ancora oggi, ogni giorno mi sveglio mi manca... tutto: mi manca la nostra vecchia vita, tutti quei momenti così banali che adesso appaiono così preziosi. E mi sento in colpa. O forse no.

Non ho una puntata. Sì, hai letto bene: non ho una puntata. No, non sto scherzando. Ho vissuto  due settimane di apnea e non sono riuscito a preparare una nuova puntata. E te lo racconto, perché spesso è dalle cose sbagliate che si impara di più. 

Perché sto soffrendo? Perché mi è capitato questo dolore? E soprattutto: perché proprio a me?! Vi siete mai posti uno di questi perché? Se sì, allora benvenuti a una nuova puntata del mio podcast: teologia d’asporto.

Sono io che scelgo Dio o è Dio che sceglie me? Libero arbitrio o predestinazione? Oggi proveremo a darci una risposta, anche se forse non sarà quella che ci aspettavamo. 

Nell’immaginario comune c’è questa idea che tra scienza e fede non ci sia territorio comune, che siano mondi paralleli e senza contatto tra loro. A volte si arriva persino a dire che chi ha fede, non può essere un uomo di scienza; e al contrario che chi ha la scienza, non può essere un uomo di fede. Così si arriva al tema del momento, i vaccini, e ci facciamo domande come: un cristiano dovrebbe vaccinarsi? Vaccinarsi è da persona di fede? Forse dovremmo essere più spirituali e pregare Dio che ci protegga? ... ma siamo proprio sicuri che la questione sia proprio in questi termini?

Ammettiamolo, spesso si ha un po’ di sospetto per la parola “teologia” perché si pensa soprattutto a come gli altri usano quella parola. Lo sforzo che invece proveremo a fare  è chiederci: “che cosa è per me la teologia”? Perché tutto quello che affronteremo da qui in poi nasce proprio dalla comprensione che si ha di questa parola, e non è per tutti uguale.