L’OBESITÀ E LA SUA CURA
di Manuela Maria Campanelli
L’obesità è una malattia o la conseguenza di cattive abitudini? chi, per fortuna, non
ha questo problema, chissà quante volte si è posto tra sé e sé questa domanda
incontrando una persona che ha tanti chili in più rispetto alla norma. Per fare
chiarezza e dare subito una risposta, va sottolineato che l’obesità è una vera e
propria patologia cronica. A sostenerlo sono gli esperti di tutto il mondo, tanto che
anche le Istituzioni del nostro Paese stanno di recente considerando di riconoscerla
per legge come malattia affinché prevenzione, cura e sensibilizzazione sociale
possano essere garantite a coloro che hanno una salute compromessa per
l’eccessivo accumulo di grasso.
I chili di troppo non sono una “colpa”
Questa invalidante condizione non è il frutto di un vizio o di una mancata volontà di
mangiare il giusto. Le persone non scelgono infatti di vivere con l’obesità che non
dipende da uno stile di vita scorretto che può aggravarla, è vero, ma che non è
l’esclusiva causa. Di obesità ci si ammala perché si nasce con una predisposizione
genetica ad averla, a cui si somma l’ambiente in cui si vive, caratterizzato da una
ridotta possibilità di fare movimento e da un consumo eccessivo di cibi ipercalorici, a
cui a sua volta si addiziona spesso un contesto sociale che favorisce il suo sviluppo,
complice anche una scarsa disponibilità economica che impedisce scelte alimentari
salutari.
Spezzare questa spirale negativa è oggi possibile
Terapie farmacologiche da affiancare a una dieta ipocalorica e a un aumento
dell’attività fisica rappresentano l’attuale cura dell’obesità. La restrizione calorica e
un sano stile di vita, da soli, non sono infatti sufficienti nella maggiorana dei casi a
contrastarla perché s’instaura una contro-reazione. Quando si mangia infatti di
meno e l’apporto calorico pertanto diminuisce, si ha più facilità di recuperare il peso
perso perché si producono più ormoni che regolano la fame e riducono il dispendio
energetico. Da qui la necessità di intervenire con molecole terapeutiche innovative,
attualmente disponibili, capaci di far aderire le persone obese a un piano
nutrizionale corretto. Tra le più recenti, c’è la tirzepatide, primo esponente della
nuova classe dei doppi agonisti recettoriali, poiché attiva i recettori del GIP e del
GLP-1, espressi nelle aree del cervello ma anche su tessuto adiposo, pancreas,
cuore, vasi sanguigni, sistema immunitario, intestino e reni. Agendo su più livelli,
consente un significativo calo ponderale e una riduzione del grasso viscerale a fianco
di un controllo di tutti i fattori di rischio cardiovascolare.