Se i sobri cittadini di Novellara, nel 1963, avessero coltivato il sospetto che tra quei giovanotti che si aggiravano in piazza, c’era un tizio che sarebbe diventato un’icona della musica moderna italiana, adesso avremmo da che pescare sull’entusiastica memorialistica di tutti. Sentiremmo i prevosti, le beghine, i farmacisti, i medici condotti e i brigadieri del paese, pronti a partecipare alla serie “…io lo conoscevo bene…”
Viceversa, gli esponenti delle suddette categorie si limitavano a dare fondo alle disapprovazioni sul modo di vestire e sui suoi capelli lunghi.
Lui, quello con la criniera al vento, si chiamava Augusto Daolio.
Un ragazzotto, alto e robusto,nato nel 1947 e poco incline restare seduto sui banchi di scuola. Non per mancanza d’interesse agli studi ma per naturale irrefrenabile voglia di estraniarsi dal mondo delle convezioni.
I Nomadi, dopo varie alternanze di musicisti si consolidarono nella formazione composta da Augusto Daolio, voce; Beppe Carletti, tastiere; Franco Midili, chitarre; Gianni Coron al basso; Bila Capellini, alla batteria.