La sconcertante fine di una delle più luminose stelle del basket degli anni 2000, e le vere motivazioni agghiaccianti dietro azioni apparentemente incomprensibili che ancora oggi vengono tristemente giustificate, dietro una maschera di ipocrisia. Gilbert Arenas era la prossima grande stella della pallacanestro americana. La sua vita era la precisa descrizione del successo partito da una motivazione interiore unica, e dalla tragedia. Ma Arenas, l’originale numero 0 della NBA, rovinò tutto per sempre, rischiando la vita.

Voce, audio editing e testo di Simone Altrocchi.

Nel 1986, Mike Tyson era al suo secondo anno da professionista. A pochi mesi da un'unificazione mondiale storica e nel mentre di una cavalcata nella più brutale devastazione. Il 30 luglio di quell'anno, si trovò davanti il figlio di Smokin' Joe Frazier, Marvis. In mezzo minuto, Iron Mike scatenò una furia infernale che nessuno aveva mai visto prima in un ring di pugilato, nel più veloce e distruttivo KO nella sua carriera.

Il 6 di febbraio del 1988, Larry Bird partecipa a quello che diventerà il terzo torneo da tre punti vinto in tre stagioni consecutive, durante l'All Star Weekend NBA. Il modo in cui vincerà però, entrerà nella storia dello sport.

Due gladiatori del ring rischiarono tutto, nel cuore degli anni duemila, shockando il mondo. Don Frye e Yoshihiro Takayama sono diventati eroi cult di un tempo che non tornerà mai più. Ma anni dopo, le conseguenze di una battaglia rimasta impressa nella storia degli sport da combattimento, sono state tragiche e persino commoventi. Dai tempi del Pride FC, ai giorni nostri, la storia di due moderni eroi che hanno dato tutto per un motivo ben più reale di ciò che si potrebbe pensare.

Nel luglio del 2016, lo skydiver Luke Aikins salta da 7000 metri senza nessun paracadute. Con più di 3000 salti effettuati, e come esperto preparatore di lanci: da quello di Felix Baumgartner alle collaborazioni con Red Bull, Aikins è anche stunt-man per i film Marvel. L’impresa che compierà, è ancora oggi irripetuta.

Negli anni '70, le corse automobilistiche erano: follia, incoscienza, velocità e poca sicurezza. Gilles Villeneuve era l'esempio distruttivo di tutto ciò che un pilota incarnava in quei tempi. Nel 1979, in Olanda, uno dei suoi atti più memorabili: un giro in una Ferrari mentre questa si distrugge a causa sua. Eroe incontrastato, ma anche folle senza alcun riguardo. Semplicemente, indistruttibile.

Tony Hawk e lo skateboard sono sinonimo dello stesso universo. Il suo nome, simbolo di una nostalgia di fine anni ‘90 e primi anni 2000 che non torneranno mai più. In quei tempo Hawk era diventato eroe mainstream di uno sport che era fino a qualche tempo prima considerato per emarginati. Ma non fu direttamente la sua carriera da professionista nello skate a farlo diventare ricco, bensì, i videogiochi. La collana Pro Skater, uscita appena dopo il 900 eseguito agli X-Games del 1999, è ancora oggi leggenda, tanto quanto lui.

Brian Robinson Jr. aveva realizzato il suo sogno. Scelto al Draft 2022 dai Washington Commanders, vide una tragedia trafiggergli il suo momento di felicità. Ma Robinson, non era pronto ad arrendersi.

Fedor Emelianenko era l'imbattuto mito dei pesi massimi nelle MMA. In pochi sembravano impensierirlo, ma per il 31 dicembre 2007 venne annunciato un incontro tra il russo, e il golia della Corea, Hong-Man Choi. Due metri e venti, per 170 chili: il kickboxer asiatico sembrava un'impresa impossibile, anche per il campione PRIDE FC del Mondo. Ma Emelianenko, prima dello scoccare della mezzanotte e l'arrivo di un nuovo anno, fece la storia.

O primo, o ultimo. Questa è la genesi della NASCAR.