L’intelligenza artificiale generativa può essere anche italiana, come ci ha mostrato Almawave, che ha sviluppato Velvet, un LLM in due versioni, rispettivamente da 14 e 2 miliardi di parametri, addestrandolo sul computer Leonardo di Cineca
L’essere italiano, naturalmente, non sì è limitato all’ingegno e alla capacità elaborativa, ma si è esteso anche alla scelta dei dati, selezionandoli in modo da non violare eventuali diritti d’autore, attenuare i potenziali bias, ridurre i rischi ai sensi del recente AI Act e adottando specifici algoritmi a tutela dei dati personali.
Un LLM o, meglio, una famiglia di modelli, operante al momento in sei lingue europee, che conferma l’importanza dei dati, sia nell’addestramento, selezionandoli accuratamente, ma anche della necessità di una loro efficiente gestione, attraverso una piattaforma che sia in grado di governare al meglio i dati, quando a quelli linguistici devono essere aggiunti quelli strutturati, necessari alla corretta comprensione del contesto e alla formulazione di risposte coerenti con esso.
Sono questi i temi che abbiamo avuto modo di discutere con Raniero Romagnoli, CTO di Almawave.