Mi verrebbe da dire che col libro della Sapienza, avete notato, si parla di una analogia. Per analogia delle cose belle che ci sono, quanto sarà bello, meraviglioso colui che le ha fatte. E come mai, dopo tanta bellezza vista e contemplata, pur avendo sapienza, avendo capacità, non ne hanno scoperto l'autore di tutte queste, ma si sono soltanto fermati alle creature, alcune adorandole? Però, attraverso questa analogia, cioè questo paragone, vorrei entrare dentro il Vangelo, perché, detta chiaramente, sono testi un po' scomodi, soprattutto quando si parla di morte.
Che uno viene preso e l'altro lasciato… è scomodo. Perché? Perché c'è una distinzione profonda che siamo invitati a riconoscere, e tutti noi ne abbiamo fatto esperienza tantissime volte. Qual è la distinzione? È quella per cui tu fai delle scelte, scegli una cosa e non ne scegli un'altra.
Se vivi sempre col rimorso di quello che non hai scelto, sei triste, sei sconsolato, sei morto, morto dentro. Guardate invece la dinamicità. C'è un invito a considerare, a gustare la vita nella sua dinamicità, nella sua energia.
La vita è energia. Senti che c'è qualcosa dentro che spinge, a tutte le età. Mi verrebbe da dire, quando c’è un bambino piccolo che gira anche intorno ad un vecchietto, che può aver poche energie, il vecchietto si ringalluzzisce, si tira su.
Perché? Perché vede qualcosa che lo motiva. Allora se prendiamo sul serio questo invito ad essere vivi e non morti, sennò sui morti arrivano gli avvoltoi, come avete sentito, che cosa deve succedere dentro la nostra vita? L'espressione chiara è questa. Chi cercherà di salvare la propria vita la perderà, ma chi la perderà la manterrà viva.
Che significa? Potremmo impararlo dai semi. Se uno i semi li tiene nel cassetto, non portano frutto. Anche se tu ne hai pochi, mettili in terra, semina.
Cioè, l'invito è, se noi non viviamo, non ci spendiamo, se non siamo pronti a dare la vita, la vita la perdiamo. La perdiamo. Non la conserviamo, la perdiamo.
L'unico modo perché la vita possa crescere è darla. E per questo forse potremmo imparare perché Dio ha detto di essere amore, cioè dono di sé. Dio è così e ci invita a fare lo stesso, quindi ciascuno nella sua piccola parte, per quel poco che può fare, dai, dai la vita.
E in questo veramente senza voltarci indietro, senza rammarichi, senza lamentazioni, ma con la prontezza del sapere che dando la vita si porta frutto e si aiuta anche gli altri a portare frutto. Questo aiuterà anche un po' a scremare, sapete, alcune persone quando si vive così se ne vanno, si allontanano, perché non siamo controllabili, non siamo manipolabili. C'è qualcos'altro che prima di ogni altra cosa, non per niente, il Signore ha detto nel comandamento, di amare prima lui, con tutto il cuore, l'anima, la mente, le forze, e poi il prossimo. Solo così si impara a dare la vita e ad essere anche liberi da ogni manipolazione. Credo che questo ci renderà vivi della vita di Dio e gioiosi di poterla donare.