C'era la possibilità oggi di fare anche le letture proprie, ma siccome c'è un aspetto comune e poi sentire la presentazione di Maria al Tempio e sia la prima lettura che il Vangelo parlano del Tempio, dico bene, facciamo così. Entriamo in questa liturgia con questo tipo di disponibilità, soprattutto perché che cosa c'è di specifico, tanto che il Signore fa questo gesto? Lo sappiamo, tutti i Vangeli ce lo riportano, non semplicemente perché si è arrabbiato, lo fa con la chiara intenzione di far capire che è un gesto profetico e come tutti i gesti profetici ciascuno deve far proprio, non soltanto la profezia ma anche l'adempimento. Qual è la profezia? Che il Tempio è un luogo in cui Dio abita ma noi possiamo soppiantare il Tempio stesso, il suo significato, mettendoci altre adorazioni, avendo un'idolatria.
Questo può succedere anche, e certe volte un po' mi fa tremare, nel momento in cui uno pensa di essere assolutamente zelante, trattare Dio come un idolo, semplicemente pagare il proprio tributo alla divinità. Uno lo può fare anche andando a Messa tutte le domeniche, però perché Dio faccia quello che dico io, non perché io possa entrare in quello che Dio fa. E guardate che c'è un particolare del Vangelo di oggi che proprio ci può aiutare in questo, perché tutti i capi, che sono quelli che vogliono gestire tutto, volevano eliminare Gesù, ma non sapevano come fare perché tutto il popolo, dice, pendeva dalle sue labbra nell'ascoltarlo, che è quello che ci fa capire che cosa fa veramente la differenza.
Quanto più la nostra fede si alimenta nell'ascolto della Parola, tanto più siamo costruiti come il Tempio di Dio. Tanto meno ascoltiamo la Parola e più vogliamo gestire le cose, tanto più sarà un problema Gesù Cristo e lo dovremo eliminare dalla nostra vita. E c'è chi lo fa, però lui rimane il Signore.
Quindi anche oggi, mentre avete sentito anche come il libro dei Maccabèi parla di questa nuova consacrazione, e che va ricordata anche con una settimana di festa tutti gli anni, la consacrazione e dedicazione dell'altare, sull'altare del nostro cuore, è chi stiamo adorando. Lì c'è una chiara intenzione di avere solo il Signore da adorare e quindi c'è tutta questa predisposizione. Noi abbiamo anche la comodità di tante chiese, di tanti altari, di tante messe, di poter scegliere dove andare e non ci rendiamo conto di cosa significhi questo, perché la facilità dell'accesso non ci fa il servizio del desiderio, della preparazione, dell'orientamento della vita a quei momenti.
Ci sembra scontato, uno cinque minuti prima esce da casa sua, va lì, tranquillo, come se niente fosse. Ma questo gesto avrebbe un diritto nel cuore dell'uomo riguardo a quello che facciamo durante tutto il resto della nostra giornata. Chi mettiamo sull'altare del nostro cuore? Quale priorità? Beh, se il Vangelo ci riporta queste parole che tutto il popolo pendeva dalle labbra di Gesù, proviamo anche noi a fare nostra, questa opzione, questa possibilità di scelta, che il Signore abiti per la fede nei nostri cuori e ci compatti, ci compagini nell'unità di questo Tempio vivo che è la sua Chiesa, luogo in cui la sua parola è tenuta come luce e riferimento e in cui l'adorazione rivolta solo a Dio e non all'uomo o non alle idee degli uomini.