Santi: dalla tribolazione alla vittoria

Venerdì 5-12-25 1 Av - A volte gridiamo nel buio perché non sentiamo nulla. Ma quel grido è già fede che chiede luce.


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La forza della parola oggi può essere ciò che fa la differenza, perché abbiamo bisogno di una diversa prospettiva, nessuno vuole accompagnare qualcuno che avanza per i piedi (bara). Noi vogliamo essere parte della vita. Allora, forse questo brano del Vangelo può servire innanzitutto a noi, perché partiamo da una condizione evidente di cecità, come questi due ciechi.
Se volete, anche noi in questo momento stiamo facendo la stessa cosa, stiamo gridando, e la liturgia diventa come l'altoparlante al grido dell'umanità che sente il dolore e la fatica della vita che sembra non avere prospettiva, che sembra non avere il domani, soprattutto quando è una vita ancora giovane. Questo ci dà ancora più la percezione della fatica. Allora, noi come questi due cechi continuiamo a non vedere e quindi gridiamo semplicemente dalla fede, abbi pietà di noi, figlio di Davide, tu che sei il Messia, il promesso, colui che ci riscatta.
E come Gesù entra in casa, entrano anche loro, come noi siamo entrati in chiesa, questa è un po' la casa in cui il Signore viene, per questo ci possiamo avvicinare ancora di più a Lui. Però qui c'è la domanda forse cruciale: credete che io possa fare questo? Crediamo che il Signore ci può far vedere che la vita ha senso sempre, anche dove sembra fermarsi, anche davanti al mistero del dolore. E qui c'è un sì, sì Signore.
Questo a me verrebbe da dire, lo riusciremo a dire (pienamente) soltanto alla fine, in questo momento è faticoso dirlo. Dire sì Signore ha senso, vuol dire già aver visto qualche cosa oltre, ma se non lo vediamo ecco perché è un grido della fede. La fede non è credere che alla fine qualche cosa possa fare, è credere che è il Signore della vita, che non siamo nati per caso e non finiamo nel nulla.
E quindi è per l'oggi il cammino di fede, perché quando come Anna saremo davanti a Dio non ci sarà più bisogno della fede, perché lì vedremo, faccia a faccia. E qui c'è quindi un rimando a quello che ciascuno di noi può scegliere di fare adesso, avvenga per voi secondo la vostra fede. Fai le tue scelte, sapendo che le tue scelte avranno le conseguenze.
La scelta della fede ha una conseguenza, è il vivere nella stessa prospettiva in cui lui vede, noi ciechi ma lui vede. Quindi cosa faccio? Sto con te. Noi in questo momento stiamo con Gesù ma anche con Anna.
Stiamo con la vita. Ed è questo che oggi urge alla nostra vita, sentire che l'ulteriorità non è semplicemente un'esigenza perché a un certo punto finiscono le cose, finisce la vita. No, l'ulteriorità diventa la conseguenza di quello che stiamo scegliendo adesso.
E come dire, il violino che suona lei adesso suonerà magnificamente. Perché? Perché ha scelto di fare della sua vita un capolavoro. Ha scelto di essere dono attraverso quello che ha capito e ha sentito.
Chiediamo questo anche per la scelta di fede che ciascuno di noi può fare in questo momento, a partire dalla nostra cecità, riuscire a mettere in gioco ciò che siamo, anche nella fatica ma sempre nella prospettiva di vivere pienamente il dono ricevuto. È difficile dire questo finché si è al buio, ma è ancora più difficile non farlo, perché il buio non ha senso se non come attesa della luce e la vita non ha senso come morte, ma solo come prospettiva di pienezza di vita. E in questo mistero di oggi chiediamo al Signore di accogliere pienamente nella luce Anna e di aiutarci a camminare con luce nuova oggi, da oggi, per il resto dei nostri giorni.
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Santi: dalla tribolazione alla vittoriaBy Stefano Savoia