Non vorrei scoraggiare qualcuno che si è appena affacciato nel nostro passatempo preferito. Quindi metto subito le mani avanti. Fare il master è la cosa più bella che esista. E come tutte le cose belle, come tutti i mestieri artigianali, perché un buon master è in fin dei conti un artigiano, chiamato alla dedizione, all’impegno costante e duraturo, allo studio e apprendimento di tecniche sempre nuove, all’amore per quel che fa anche quando costa fatica, per imparare a farlo bene ci vogliono impegno e più di qualche goccia di sudore. Il master è un giocatore, quindi? Certo che sì. Nella puntata di oggi ragiono però sul fatto che la sua particolare funzione sociale e aggregativa richieda un bagaglio minimo di abilità intrattenitive e organizzative che non possono mancare nella sua personale cassetta degli attrezzi. GM si diventa, probabilmente, ma come dice Peter Sinek, non basta volere una cosa per raggiungerla. Oltre all’umiltà e all’impegno, forse, occorrono alcune doti innate. Oppure no? Scopritelo ascoltandomi. Sapete dove. P.S. A chi capisce l’analogia tra l’immagine scelta per questo post e il tema trattato. Cercatemi a Lucca: vi offro una birra e un gadget esclusivo del podcast al games!