22 luglio 1993.
È una normale mattina di fine Luglio a Bovalino, una di quelle mattinate estive che portano con sé il sapore della bella stagione. Proprio a Bovalino, in questo clima segnato dal caldo estivo, Adolfo Cartisano, detto Lollò, fotografo di professione, si trovava nei pressi della sua casa al mare assieme alla moglie Mimma Brancatisano, quando, inaspettata, la tragedia: Lollò viene sequestrato, mentre la moglie stordita con un colpo in fronte e abbandonata legata ad un albero. Lollò, descritto come “una persona estremamente libera” da chiunque lo conoscesse si dice avesse un’unica colpa: non aver chinato la testa di fronte agli ordini della ’Ndrangheta.
Il motivo del suo sequestro sarebbe proprio il fatto che il fotografo si fosse opposto ai tentativi di estorsione e avesse sporto denuncia dei suoi aguzzini.
Ma non aver chinato la testa di fronte alla 'ndrangheta è una colpa?
Aver scelto la libertà di essere un calabrese onesto che sceglie di fare un'imprenditoria etica e trasparente è una colpa?
Il coraggio di Lollò Cartisano è risuonato e continua a risuonare ancora oggi nelle preziose parole di sua figlia Deborah che manda avanti il suo sogno e quello di suo padre, abitare libera questa terra.
E da oggi il coraggio di Lollò verrà raccontato anche dalle giovanissime voci degli studenti e delle studentesse della scuola media A. Anile di Pizzo.
Buon ascolto!!!