Nel sesto episodio parliamo di lavoro. Quello che dovrebbe dare dignità, ma spesso genera precarietà, insicurezza, fatica. Che fine ha fatto il senso del Primo Maggio? E cosa resta oggi dei diritti conquistati in piazza? Dai massacri di Chicago alla lotta della GKN, dalle grandi dimissioni al quiet quitting, proviamo a capire come il lavoro sia cambiato – e come stia cambiando chi lavora. Parliamo di working poor, fabbriche che chiudono con una mail, giovani che mollano, donne che arrancano. Ma anche di resistenze, mutualismo, nuovi modelli. Perché se questo lavoro non è vita, allora forse è il momento di immaginarne uno diverso.

Ospiti della puntata, Michele Di Paola, operaio ex GKN e membro del collettivo di fabbrica, e Matteo Roversi, Co-Founder di Cosmico.

Tra l'introspezione da bar e il dibattito da salotto, tra la stand-up e la polemica, ogni due sabati su tutte le piattaforme. Capibara, un podcast umanista che fa ridere ma anche pensare.

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Nel quinto episodio parliamo di amore, quel sentimento che riempie libri, canzoni e film, ma che nella vita reale è un po’ più complicato. L’amore che cerchiamo è davvero amore o solo attaccamento? Lo viviamo perché ci fa stare bene o perché senza ci sentiamo persi? E poi, esiste davvero l’anima gemella o l’amore si costruisce giorno dopo giorno? Dall’era post-romantica ai cinque linguaggi dell’amore, passando per il silenzio amoroso e le relazioni tossiche, proviamo a capire se quello che ci hanno raccontato corrisponde alla realtà. Perché, come diceva Carver, di cosa parliamo quando parliamo d’amore?

Ospite della puntata, la dottoressa Arianna Capulli, psicoterapeuta.

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Nel quarto episodio parliamo di una cosa che cerchiamo di evitare in ogni modo: la noia. Nell’era della produttività a ogni costo, dove ogni minuto deve essere ottimizzato, ci siamo dimenticati di cosa significhi davvero annoiarsi. Ma siamo sicuri che sia una cosa negativa? Un tempo, l’ozio era considerato fondamentale per la creatività e la riflessione, oggi è quasi un lusso proibito. Dai social che riempiono ogni pausa al multitasking compulsivo, abbiamo sviluppato una vera e propria fobia del vuoto. E se invece la noia fosse la nostra più grande alleata?

Ospite della puntata, Ilaria Gaspari, filosofa, scrittrice, docente e conduttrice radiofonica.

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Nel terzo episodio ci immergiamo nel mondo della musica, tra festival, mercato discografico e live club. Partiamo dal Festival di Sanremo, che da evento in crisi si è trasformato in un appuntamento imperdibile per artisti ed etichette, ma non ci fermiamo all’Ariston, perché neanche la musica lo fa. Negli ultimi anni, il crollo delle vendite fisiche ha reso i concerti la principale fonte di guadagno per artisti e industria; gli streaming, infatti, assicurano pochi centesimi ad ascolto. I prezzi dei biglietti sono aumentati e neanche la scena indie sta tanto bene.

Ospiti della puntata, Alberto bebo Guidetti, de Lo Stato Sociale, Riccardo De Stefano, critico musicale, Antonio Conte, direttore artistico, Manuela Martignano, di Doc Servizi e OTR Live, e Giuseppe Piccoli, fondatore di Sei tutto l’indie di cui ho bisogno.

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Nel secondo episodio affrontiamo un tema che ci riguarda tutti, anche se spesso preferiamo ignorarlo: il sistema carcerario italiano. Con un numero record di suicidi tra i detenuti e una situazione di sovraffollamento fuori controllo, le prigioni sono diventate il sintomo di una giustizia che punisce ma non rieduca, che isola ma non reinserisce.

Ospiti della puntata Susanna Marietti, coordinatrice nazionale di Antigone, e Isabella De Silvestro, giornalista e autrice del podcast Gattabuia, per capire cosa succede davvero dietro le sbarre e quali alternative esistono.

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Nel primo episodio parliamo di capitalismo woke: quando le aziende diventano "attiviste" per convenienza. Dall’ipocrisia dei loghi arcobaleno al greenwashing, fino alle big tech che proclamano inclusione ma poi... spoiler: nulla è mai davvero disinteressato.

Ospite della puntata Simone Fontana, giornalista e responsabile editoriale di Facta, che ci aiuta a capire perché il clima politico attuale sembra spingere le aziende a rivedere le loro campagne progressiste.

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Mi chiamo Stefano Nazz... no scusate mi son confuso, ricomincio: mi chiamo Gabriele Palumbo e sono sociologo, scrittore, memer e altre cose che non mi permetterebbero di vivere a Milano, ma ci vivo lo stesso.

Da un paio d'anni ho una newsletter, Capibara, che racconta l'attualità a suon di meme. Ora Capibara è anche un podcast. Tra l'introspezione da bar e il dibattito da salotto, tra la stand-up e la polemica, ogni due sabati, quello in cui non esce la newsletter.

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