L’episodio 1, “Introduzione al concetto di lusso: la sua concezione, il suo significato e le sue funzioni” del podcast “Che cos’è e che cosa non è il lusso”, intraprende un itinerario concettuale intorno al lusso, indagandone le radici storiche, semantiche e culturali.
Lungi dall’essere mero sinonimo di opulenza o ostentazione, il lusso emerge come esperienza complessa, in cui l’essere umano ricerca bellezza, raffinatezza ed elevazione interiore, oltre la pura funzionalità.
Particolare rilievo assume la duplicità etimologica del termine: da un lato “lux”, simbolo di armonia e misura; dall’altro “luxuria”, eccesso e potenziale decadenza. Tale dualismo svela la sua natura ambivalente: il lusso autentico illumina la vita con una bellezza rara, mentre l’abuso lo degrada in esibizionismo privo di sostanza. Solo i cultori, capaci di coglierne l’essenza, evitano che scivoli nella volgarità e nel simulacro dell’opulenza.
L’episodio analizza, inoltre, la dialettica tra dimensione personale e funzione sociale: la prima, intima e silenziosa, rappresenta il nucleo autentico del lusso; la seconda, inevitabile riflesso esteriore, ne proietta l’immagine nel tessuto collettivo. Quando, però, si emancipa dalla radice interiore, il lusso decade in ostentazione artificiale.
Si delinea, così, il paradosso di un fenomeno apparentemente “superfluo”, ma in realtà essenziale quale veicolo di creatività, sogno e identità culturale. Il lusso, pur apparendo “inutile” e privo di utilità immediata, si inserisce in un complesso dualismo tra esperienza interiore ed effetti concreti sul mondo circostante.
Da un lato, la sua fruizione soddisfa un’esigenza di elevazione estetica e sensoriale dell’individuo, trascendendo la mera funzionalità pratica e configurandosi come esperienza capace di sfidare la razionalità utilitaristica. Dall’altro lato, sotto il profilo economico, la produzione e la gestione del lusso assumono una funzione cardinale nell’economia globale: generano opportunità di lavoro, promuovono innovazione e sviluppo e contribuiscono a valorizzare mestieri, territori e competenze che rischierebbero altrimenti di scomparire sotto la pressione della standardizzazione industriale.
Tale ambivalenza, si riflette anche nella costruzione di una marca di lusso, che richiede un’alchimia sottile tra visioni contraddittorie: conciliare le esigenze economiche, necessarie per la competitività sul mercato, con un’idea anti-economicistica propria del lusso.
Piuttosto che demonizzarlo come un semplice privilegio o segno di disparità, dovremmo sforzarci di comprenderne la complessità e di guidarne l’evoluzione verso un futuro in cui estetica ed elevazione convivano armoniosamente.
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