Giovanna Marini ci racconta dei canti contadini. “Chiamatemi Giovanni” è un modo calabrese, registrato a San Nicola Arcella durante la passione del venerdì santo.
“Sono pochi suoni che si ripetono sempre, la ripetitività è assunta come carattere specifico del modo contadino, che è concepito come un mantra. Si ripete. È quella la sua ragione. Essere ripetuto e ripetibile.”

Giovanna Marini racconta dei canti rituali in Puglia e di Giulianello, vicino Roma, dove c’è una signora centenaria, Lalla, che ancora oggi canta.
“È tutto teatro, è una rappresentazione di storie, e la musica che ne deriva è molto interessante” dice Giovanna, prima di cantare insieme ai corsisti “Cecilia” di Maria Teresa Viarengo.

Giovanna Marini racconta dei canti di Montedoro, in Sicilia, e di quella volta in cui, con un gruppo di francesi, andò ad ascoltare i canti dei vecchietti.
“La passione di Diamante, che è bellissima," dice Giovanna "se non passavamo noi rischiava di perdersi. E invece viene ricantata, perché abbiamo fatto capire l’importanza di questi canti (…) ad un certo punto c’è stato un risveglio…”

Giovanna Marini ci racconta del discanto, del passaggio dal filone espressivo a quello narrativo e delle 320 ballate di Maria Teresa Viarengo, che furono registrate e studiate.