In questa sedicesima tappa del nostro viaggio con Antonio Stoppani, ci troviamo sotto una pioggia battente a Milano, dove il rumore delle gocce e il traffico dei brum – le carrozze pubbliche dell’epoca – ci restituiscono l’atmosfera vivace e fangosa della città ottocentesca.
Ma è solo l’inizio. Da qui, lo sguardo si allarga verso un fenomeno naturale affascinante: le salse di Nirano, nei pressi di Maranello.
Stoppani ce ne parla con la sua solita capacità di unire scienza e meraviglia, confrontandole con vulcani, geyser e altre curiose manifestazioni della Terra.
Una puntata che ci porta dal selciato bagnato di Milano fino alle viscere del pianeta, con l’eleganza e la passione divulgativa che solo Stoppani sa offrire.
Buon ascolto!

In questa serata lo Zio Stoppani narra dei pozzi di petrolio nella zona di Salsomaggiore, con accenni al deserto del Sahara, paragonando le tecnologie ataviche dell'Africa con quelle simili della Pianura Padana.
Siamo nella seconda metà dell'800, certi racconti vanno ascoltati con l'orecchio della storia, adattando il sentire con il lessico del tempo. Cosa difficile all'apparenza, ma entrando nella atmosfera neanche troppo complicato il capire.
Le difficoltà e l'approccio al lavoro non sono molto cambiati nella filosofia di base, i sacrifici di chi si impegna nel lavoro non erano allora diversi dal presente. Fra le righe di questo racconto troviamo similitudini con l'oggi, tristemente troppo simili.
Davvero siamo evoluti? Chissà?

Questa sera lo Zio Stoppani ci guida fra le aspre vette dell'Abruzzo. Le sorgenti di petrolio aspettano i ricercatori che dovranno muoversi fra accoglienti paesani e poco accoglienti briganti.
La storia del nostro Paese non la conosciamo tutta, molte sorprese ci aspettano sapendo del nostro passato.
Ascoltiamo con attenzione, il giudizio a voi ascoltatori.

Questa sera lo Zio Stoppani ci porta in un paese dell'Abruzzo. Una trasferta con un gruppo di amici da Milano a Tocco, alla scoperta dell'agricoltura dell'Italia meridionale, ritenuta tale da un naturalista nato e vissuto nei territori della Lombardia.
Una scoperta ricca di sorprese, di meraviglie vissute in una parte dello stivale, da molti allora ritenuta lontana e perigliosa ma, che si rivela invece ospitale e ricca di una natura rigogliosa e poco valutata.
Il viaggio è sempre una scoperta e questo racconto lo prova, con la modestia con cui Stoppani si approccia alla realtà viva e propositiva degli abitanti dell'Abruzzo di fine '800.

Una serata breve questa sera. Un lume alla lucilina infiamma la curiosità dei nipoti, lo Zio Stoppani introduce la conoscenza delle tante forme di energia utili per far luce nelle sere buie, come si sono evolute nella storia e come oggi (l'oggi di allora) si illumini la note con le più avanzate tecnologie disponibili.
La Lucilina, un derivato del petrolio, limpida e luminosa come allora non ci si potesse mai aspettare, ma antica nelle origini.
Ascoltiamo il suo racconto.

Nella serata 11 lo zio Stoppani ci racconta della luminescenza del mare, dei minuscoli organismi che regalano lo spettacolo delle acque che si illuminano al passare dei bastimenti la cui scia diventa argentea luce. E non solo.
Il fascino di un fenomeno ancora oggi visibile in particolari condizioni e che, allora, era quasi una norma.

Una tempesta vissuta su un piroscafo, fra Genova ed il porto di Livorno. Un sincero racconto dello zio Stoppani su una traversata, che doveva esser di diporto e che si rivela un'avventura sui marosi.
La descrizione del mal di mare e della calma ritrovata nella camera d'albergo, galleggiante anch'essa per i postumi della tempesta e luogo di riposo per ripartire, pieni di voglia di viaggiare, per le prossime mete.
L'amore per il viaggio, nonostante le avversità che questo spesso riserva.

Una delle serate più interessanti sino ad ora, una passeggiata fra le usanze di fine '800 dell'Italia centrale. La Madonna di Loreto ed i suoi devoti, le tradizioni e i diversi comportamenti degli abitanti delle Marche, considerati dal narratore come incivili ma nello stesso tempo depositari di tradizioni preziose.
Considerazioni sul tatuaggio, oggi pratica usuale ma allora stupefacente ignominia, descritto con dettagli che rasentano l'incuria ed il ribrezzo.
E poi i balli sulla ipnotica musica dei cembali, uomini e donne perduti nel ritmo dei tamburelli in una notte speciale, quella prima della festa dove il perdersi del corpo e dell'anima è catarsi prima della pace del giorno dedicato alla devozione.
E non finisce qui. Il mare, l'immensa distesa azzurra dove, il giorno dopo, sorge l'immane Sole, simbolo della vita che, poco dopo diventa protagonista della sua morte, della sua scomparsa dietro la Luna nella famosa eclissi dell'otto di Luglio del 1842.
Milano e la Lombardia furono spazzolati dall'ombra del nostro satellite ed un bimbo di quei giorni ce ne descrive l'evento, con lo sguardo innocente e con la consapevolezza di un adulto.
Ed il Sole, che diventa protagonista del racconto fino a terminare con la poesia, letta da una delle nipoti che rammenta a memoria le parole dello zio.
Un racconto da ascoltare con il cuore più che con le orecchie, con il sentimento più che con la razionalità.
Il queste parole che potete ascoltare c'è tutto l'amore che un naturalista muove verso il proprio Paese ed una analisi antropologica che ci aiuta a capire chi siamo, oggi, discendenti di quegli uomini e di quella cultura di 180 anni fa.

Questa sera lo zio Stoppani ci porta a visitare l'arco delle Prealpi e poi si spinge nelle caverne della Vallimagna. Piccoli tesori allora ben conservati e visitabili con facilità.

Siamo giunti alla settima serata, tutta d'un fiato, non divisa in due parti come le precedenti.
Stoppani la intitola "Da Milano al salto della Toce".
Solo nel suo studio, formula una elegia della brina, osservando la fitta nebbia dalla finestra, incerto, anzi sicuro di non poter ottemperare all'appuntamento con i nipoti quella sera ma, sorpresa! I suoi nipoti, e le relative mamme, giungono d'improvviso nel suo appartamento, sfidando la bruma pur d'ascoltare i racconti dello zio.
Si parla quindi di cascate, della Val d'Ossola, della Val Formazza e dell'affascinante salto della Toce, la emozionante cascata. E delle cascate in generale. Tutto da ascoltare.
Il proverbio che chiude il podcast, maldestramente pronunciato da me in dialetto lombardo, vuol dire: "E pane, e vino, e ciocchi, e poi lascia che fiocchi". Insomma, se fuori nevica, ci bastano pane, vino e ciocchi di legna nel camino per stare bene.