I dati macroeconomici dell'area euro restano deludenti, secondo le previsioni di crescita dell'FMI: buoni i dati relativi a Paesi del Sud come Spagna, Portogallo e Grecia. Ma finché non ripartiranno le grandi economie francesi e tedesca, l'Europa non potrà crescere. Segni di ripresa dell'economia tedesca dopo due anni di recessione: l'indice PMI (Purchasing Managers Index) registra un aumento degli ordini delle imprese. E' soprattutto il settore dei servizi nel settore privato a trainare questa ripresa: ristorazione, turismo, costruzioni, servizi alle imprese. Nell'industria manufatturiera, al contrario, non ci sono segni positivi. La situazione resta fragile, ma ci si attende una spinta alla crescita dal piano di spesa di 500 miliardi di euro destinati ad infrastrutture e difesa. La Francia si conferma la malata d'Europa, scossa com'è da turbolenze politiche interne. L'economia europea si confronta con cambiamenti epocali: la fine dell'energia a buon mercato, l'incapacità della Cina di assorbire la nostra produzione e riversa nell'Ue le merci che non riesce a consumare, la rivoluzione digitale. Le grandi imprese manufatturiere si ritrovano con capacità tecnologiche invecchiate: servono investimenti in servizi avanzati ad alta tecnologia. Ma è una rivoluzione che non è possibile effettuare su scala nazionale. Serve integrazione: la via indicata da Mario Draghi nel suo discorso di Oviedo va in questa direzione. Il 'federalismo pragmatico' cui l'ex presidente della BCE ha fatto riferimento può attuarsi attraverso 'coalizioni di volenterosi', ovvero cooperazioni rafforzate su settori strategici: è il caso della difesa o delle infrastrutture. L'Europa non può permettersi di restare ferma, in attesa che si trovi l'accordo a 27. Un'integrazione sta già avvenendo nel settore difesa, campo in cui si possono coinvolgere anche Paesi extra Ue come la Gran Bretagna. Gli ostacoli più resistenti sono opposti da forze e partiti nazionalisti: se è vero che non si battono più per l'uscita dall'Europa, queste forze chiedono che l'Ue faccia poco ed esercitano un'azione di freno nei confronti dei Paesi che potrebbero procedere verso una maggiore integrazione