Retromarcia di Trump sui dazi da imporre all'Ue: venerdì scorso ne annuncia l'entrata in vigore il 1 giugno portandoli al 50 per cento, dichiarando che non cerca un accordo, domenica annuncia di aver parlato con la presidente della Commissione Ue Von Der Leyen per rinviarli al 9 luglio. E' molto probabile che ad indurlo ad invertire la rotta sia stata, ancora una vlta la reazione dei mercati. Dopo l'approvazione alla Camera del budget 'One Big Beautiful Bill', il dollaro si era svalutato, i titoli sono crollati, i rendimenti hanno superato il 5 per cento per effetto delle disastrose stime sulla crescita del deficit che ne sarebbe derivata. Gli investitori hanno quindi cercato di diversificare, allontanandosi dalle attività in dollari e indirizzandosi verso altre valute. La retromarcia di Trump è a tutti gli effetti un modo di prendere tempo, poiché le relazioni commerciali tra Usa e Ue hanno un valore altissimo: quelle tra Cina e Usa rappresentano meno della metà. Le richieste di Trump all'Ue sono irricevibili, poiché chiede, tra l'altro, la revisione di tasse come l'Iva e della legislazione Ue sui servizi digitali. Non è neanche plausibile che Trump pretenda di colmare il buco fiscale che si crea con il nuovo budget attraverso le entrate che dai dazi deriverebbero, poiché ci sarebbe un rapporto di 1 a 10. L'Ue deve continuare il negoziato, ma deve allo stesso tempo tener pronta una risposta dura in caso di fallimento delle trettative