Il vertice informale Ue di Copenaghen dedicato alla difesa europea e al sostegno all'Ucraina. Il progetto di costruzione di un muro anti-droni e l'utilizzo delle riserve russe congelate tra i temi discussi: malgrado il vertice si sia chiuso senza decisoni operative - che sono state rinviate al Consiglio Ue del 23 e 24 ottobre - non si può dire che l'Unione europea sia al punto zero sulla difesa. A partire dall'impegno di aumentare le spese militari, come ci avevano chiesto, ben prima dell'arrivo di Trump, altri presidenti Usa. L'istituzione del fondo Save di 150 miliardi: prestiti a disposizione dei Paesi che vorranno usufruire per investire in difesa, con clausole di salvaguardia per consentire flessibilità. Si spenderà di più, ma sarebbe meglio spendere in comune. E' possibile farlo varando progetti comuni come il muro di droni. Si tratta di cosrtuire infrastrutture di difesa aerea, investire in intelligenza satellitare e nuove tecnologie, integrandosi con i sistemi Nato. Costruire in modo da poter proseguire anche nel caso gli Usa decidessero di tirarsi indietro. Sono progetti che andrebbero finanziati attraverso titoli di debito comune. Ma se non fosse possibile per l'opposizione di alcuni, il percorso alternativo è la creazione di un'organizzazione intergovernativa tra Paesi Nato disponibili a muoversi e trovare risorse comuni, sul modello della 'coalizione dei volenterosi'. L'ostacolo costituito dall'articolo 346 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea, che consente agli Stati di effettuare appalti nazionali nel settore difesa, ovvero un'esenzione dalle regole europee che li tiene al riparo dalla concorrenza. Servono invece un mercato europeo unico, standard comuni, appalti congiunti. Una soluzione possibile: un trattato intergovernativo ad hoc, che disegni un quadro giuridico di norme adeguato, siglato dai Paesi che si mostrino disponibili e che potrebbe essere allargato anche al Regno Unito. Un'iniziativa intergovernativa consentirebbe anche di superare le contestazioni alla Commissione europea Von der Leyen, accusata di aver travalicato i propri poteri scavalcando gli Stati nazionali, che rivendicano competenza esclusiva sulla difesa e la politica estera