Trump preannuncia l'imposizione di dazi verso l'Ue del 25 per cento e afferma che gli USA hanno un deficit commerciale di 300 miliardi di dollari. Un dato del tutto inattendibile. In sei settimane il neopresidente ha demolito il vecchio ordine mondiale liberale e sconvolto le regole del commercio internazionale, travolgendo persino gli accordi che lui stesso aveva negoziato, come quelli con Messico e Canada. Cosa può fare l'Unione europea? È certamente utile un approccio transattivo, una dura risposta ai dazi di Trump, che possa funzionare come deterrenza. Ma allo stesso tempo è giusto perseguire la strada della diversificazione dei mercati, come ha iniziato a fare la Commissione Von Der Leyen II, recandosi in India e preannunciando un accordo di libero scambio con questo Paese. È la strada dell'accordo Mercosur, che va assolutamente ratificato. Necessario anche riprendere una relazione consapevole con la Cina e la regione dell'Indo-Pacifico. Fondamentale è poi liberarsi di dazi e tariffe interne al mercato europeo: l'Fmi e il rapporto Draghi equiparano il valore delle barriere interne al continente europeo ad una tariffa del 44-45 per cento sulle produzioni. Per il Fmi il livello del commercio interno all'Ue rappresenta meno della metà di quello che c'è tra gli Stati Us: barriere interne, regolamentazioni diverse, carenza di infrastrutture che ostacola gli scambi interni. Sui servizi, secondo il Fmi e il rapporto Draghi, le barriere interne rappresentano l'equivalente di un dazio del 110 per cento. Servono una liberalizzazione e un rafforzamento del mercato interno che ci affranchi da un modello di crescita trainata dal commercio estero. Ed è fondamentale che l'Ue si presenti unita al confronto con l'Amministrazione Trump