“Mi sembra d’essere io un figlio di Israele. Mi sembra di essere io Dreyfus. Mi sembra di essere io un bimbo di Bialystok. Mi sembra di essere io Anna Frank”.
Esattamente 60 anni fa, con questi versi, il poeta russo Evgenij Evtushenko esprimeva il proprio sconvolgimento interiore per la scoperta di quanto avvenuto, tra il 29 e il 30 settembre 1941, a Babi Yar. Decine di migliaia gli ebrei ucraini uccisi in poche ore dalle SS con l’aiuto della polizia di Kiev, che attivamente partecipò al massacro. Una pagina d’orrore che proprio allora emergeva da un oblio che anche le forze d’occupazione sovietiche avrebbero contribuito, negli anni successivi, ad alimentare.
In quegli stressi luoghi, a 80 anni dalla carneficina, e in occasione di Yom HaShoah, avverrà tra qualche ora qualcosa di molto significativo: l’inaugurazione di una sinagoga, realizzata dall’architetto di fama internazionale Manuel Herz e ispirata come modello alle tradizionali sinagoghe lignee dell’Est Europa risalenti al Sei-Settecento e in gran parte distrutte dai nazisti.