Attraverso un dialogo con Claudio Libero Pisano, Pieroni rivive gli anni '70, in particolare l'esperienza al Bagno Borbonico di Pescara. Racconta di incontri con artisti come Luciano Fabro, Mario Merz, e Gino De Dominicis, sottolineando l'importanza di rispetto e comprensione per le decisioni degli artisti, anche quando si tratta di cambi di direzione improvvisi. La narrazione rivela il Bagno Borbonico come un luogo di libertà creativa, in cui le opere, pur non destinate al mercato, sono diventate storiche e simboliche della loro epoca.